La Val d'Astico, una delle più belle e verdi vallate vicentine, rischia di essere deturpata dalla realizzazione del tratto autostradale A31 Valdastico Nord. Quest'opera si caratterizza per un costo di realizzazione stimato in oltre DUE MILIARDI DI EURO (49 milioni di €/km) e flussi di traffico modesti, ma provocherebbe danni ambientali gravissimi e difficili da contenere. Viene proposta e sostenuta solo dalla società che gestisce la A4 Brescia-Padova, per interessi di rinnovo concessione. Interessi solo LORO!
In un ottica di progresso sostenibile e di alternative al trasporto su gomma, è doveroso dire NO ALLA VALDASTICO NORD!

giovedì 28 novembre 2013

La telenovela continua....Parte seconda


Il Giornale di Vicenza ha ritrovato pane per i suoi denti con questo discorso delle concessioni...
I Nostri non si perdono d'animo e continuano a battere i pugni, rischiando, ormai, di farsi solo del male.
Qui sotto, due articoli apparsi sul GdV il 22 e 23 novembre e un nostro commento.

«Niente fusione A4-Brennero senza Valdastico»

Il commissario della Provincia di Vicenza e presidente A4 holding: «I trentini vogliono prenderci in giro, ma l'opera per noi va fatta»
22/11/2013
«I trentini vogliono fregarci. Continuano a dire no alla Valdastico e vogliono la fusione con la Brescia-Padova. Io dico che non ci sarà alcuna fusione se non verrà realizzata la Valdastico nord. E per realizzata intendo cantiere, opera fatta. E non deve passare l'emendamento per portare all'aggregazione delle due concessionarie A4 e A22 e non perché non lo voglio io, non lo vuole l'Europa».
Attilio Schneck è carico a mille. A cercare l'intesa con Trento però è andato su Flavio Tosi, presidente della Brescia-Padova, sindaco di Verona (in passato i veronesi non sono mai stati di fatto pro Valdastico perché l'arteria avrebbe bypassato il nodo scaligero), segretario regionale della Lega Nord, stesso partito di Schneck.
Ricopre Tosi ora l'incarico di presidente della controllata Brescia-Padova che fino a pochi mesi fa era guidata da Schneck, il quale siede ora nel consiglio a fianco di Tosi ed è ai vertici dell'A4 holding, nuova denominazione del gruppo Serenissima, la società di partecipazioni che controlla tra l'altro il 100% del capitale di Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova, concessionaria del tratto dell'A4 da Brescia a Padova e dell'A31 Valdastico.
Una Valdastico mozzata. Il Cipe ha dato il via libera al progetto del primo tratto da Piovene Rocchette al confine veneto, ma sul tavolo mancano ancora i 15 km fino a Besenello perché non si è mai raggiunta l'intesa con la Provincia Autonoma di Trento sul tracciato.
L'approvazione entro il 30 giugno 2015 del progetto definitivo della Valdastico Nord consentirebbe la proroga al 2026 della concessione dell'A4, di fatto già scaduta, ma prorogata di due anni proprio con questo impegno. A premere il Ministero. Ancora picche di fatto dai trentini. Che però a Tosi hanno detto di comprendere bene la necessità della Brescia-Padova di procedere nell'iter così come concordato con il Governo e con l'Ue.
L'interesse per la Pat è tutto concentrato sugli anni di proroga dell'A4 al 2026 con la possibilità di far vivere anche la concessione dove sono direttamente coinvolti, l'A22 Autobrennero, prossima a fine vita e con la mannaia della gara che non vorrebbero mai. Fondere le due società? Tosi e il neogovernatore trentino Ugo Rossi si sono trovati d'accordo nel cercare una formula all'emendamento alla legge di Stabilità in modo da arrivare all'aggregazione dell'A22 con l'A4 e ad un accordo condiviso dall'Ue. Aggirando la Valdastico e magari - dicono i ben informati - trovando solo un accordo sulla carta. O magari neppure quello. E qui s'infila Schneck: «Parlo da commissario della Provincia di Vicenza e presidente dell'A4 holding. L'emendamento non deve passare perché non serve alla Brescia-Padova, un'aggregazione con l'A22 per noi sarebbe solo penalizzante. I signo
ri trentini vogliono far saltare la Valdastico». Di più: «Fregarci».
Roberta Bassan

Link GdV_221113

Risiko delle autostrade, la Valdastico rischia

La fusione tra concessionarie sbloccherebbe i fondi per la ferrovia del Brennero, ma il patto isolerebbe Vicenza e Treviso
23/11/2013
Per lui, nelle sue vesti di commissario per la ferrovia Verona-Brennero, probabilmente si risolverebbe un problema: l'ipotesi di fondere le concessionarie autostradali A4 “Serenissima” e A22 “AutoBrennero” potrebbe sbloccare i fondi per il lato italiano del nuovo maxi-tunnel ferroviario del Brennero: «In questo ore il Parlamento sta discutendo di soluzioni - conferma - che potrebbero sbloccare la vicenda». Ma Mauro Fabris, ex sottosegretario, è vicentino. E basta ascoltare le sue poche parole, e metterle assieme all'attacco affidato ieri al nostro giornale dal commissario della Provincia berica Attilio Schneck, per capire che proprio il Vicentino e il Trevigiano rischiano ora di essere messi in freezer dalle ipotesi di nuovi accordi tra veronesi e trentini.
FERROVIE: AVANTI VERSO NORD. Come ormai è chiaro, la Provincia di Trento potrebbe accettare di far consegnare allo Stato dalla “AutoBrennero” (dove governa assieme a quella di Bolzano, che in questo momento è meno bellicosa) i 550 milioni di euro ricavati dai pedaggi autostradali che per legge però sono destinati alla costruzione della galleria ferovviaria del Brennero. «Sommati agli 800 milioni già messi dallo Stato, arriviamo a 1,3 miliardi: sono l'esatta cifra messa anche dall'altra parte dall'Austria», spiega Fabris. Che può sorridere perchè davvero il corridoio europeo Berlino-Palermo è l'unico che davvero si sta realizzando: «I lavori sono al 24%, ci sono gare da 350 milioni in corso per il passaggio dei binari sotto l'Isarco, è stato avviato il tratto Fortezza-Ponte Gardena, si è trovato l'accordo con Verona per l'arrivo dei binari da nord».
LA STRATEGIA DI TRENTO. I trentini in questo periodo hanno ottenuto da Roma soldi per “provare” il futuro by-pass ferroviario della città di Trento. Ma non vogliono “mollare” i 550 milioni che la società AutoBrennero-A22 ha raccolto per il Brennero: su questo il Governo ha aperto un contenzioso, perché ritiene siano dovuti. Ma dall'altra parte, sempre il Governo, ha la A4 Brescia-Padova che da mesi ha aperto a sua volta un contenzioso perché ritiene di essere stata danneggiata più volte da Roma - al di là del “no” di Trento - nel suo iter per realizzare l'autostrada Valdastico, ed è quindi pronta a chiedere danni per cifre enormi. Non solo: entrambe, la società A22 di trentini-altoatesini e la A4 dei veneti, stanno per vedere scadere la loro concessione, con lo spettro delle gare europee. Allora ecco la soluzione emersa da tempo: progettare una fusione tra la A22 e la A4, e forse poi altre concessionarie, e far scattare per tutti un rinnovo della concessione di decenni. «Un vantaggio per lo Stato c'è: le concessionarie - spiega Fabris - farebbero le opere già pianificate e ora ferme, e Roma non dovrebbe garantire i soldi per il “subentro” che, in caso di sconfitta in gara, devono comunque andare al concessionario attuale come indennizzo». Non solo: si chiuderebbero i contenziosi con la A4 e con la A22, anche perché trentini sbloccherebbero i 550 milioni « e quindi come commissario per la ferrovia vedrei raggiunto l'obiettivo. Mi spiace solo per Vicenza, per cui mi sono sempre battuto, perché questo quadro potrebbe essere la pietra tombale per l'autostrada Valdastico nord, che pure è stata inserita dall'Ue nel corridoio Nord-Sud».
VERONA-TRENTO. Di più Fabris non dice. Ma basta rileggersi i giornali per farsi un quadro. Primo: storicamente Verona non è mai stata favorevole alla Valdastico nord proprio perché collega Veneto e Trentino “saltando” il nodo veronese. Secondo, la Valdastico nord è diventata una priorità anche a Verona anni fa per un semplice motivo: la concessione risale al 1970, prima delle leggi europee sulle gare d'appalto, quindi l'Ue non può imporre una gara e quindi è diventata la “roccia” in base a cui ottenere prolungamenti della concessione per l'intera società A4 Brescia-Padova. Terzo: mesi fa il Governo ottenne dal Trentino un mezzo “sì” alla Valdastico nord - purché magari sbocchi a nord di Trento, by-passando la città - perché i trentini considerano più pericolosa la futura superstrada Valsugana, dove si scaricherebbe anche il traffico della futura superstrada Pedemontana veneta. Quarto: il nuovo presidente Rossi del Trentino ha invece frenato bruscamente sulla Valdastico, pressato dai suoi, e allora il Governo gli ha imposto un ultimatum per giovedì prossimo. Quinto, l'incontro tra Rossi e il sindaco veronese Flavio Tosi, che ora è presidente della A4, ha rimesso in pista la fusione delle concessionarie: permetterebbe di ottenere la proroga della concessione senza dover per forza fare la Valdastico Nord (il che va bene a Trento e a Verona). Sesto: la A22 e la A4 si troveranno ora a gestire insieme la costruzione della nuova autostrada Nogara-Mare concessa dalla Regione proprio alla “Brescia-Padova”. Ed è l'asse che permetterà di raccogliere traffico in arrivo dall'area adriatica-emiliana e collegarlo verso nord facendolo entrare nel corridoio della A22 AutoBrennero, che proprio ora sta lanciando la 3a corsia Modena-Verona. Settimo e ultimo: si ridisegnerebbero così le infrastrutture venete garantendo futuro e prosperità alle società A22 e A4, lasciando però “in disparte” Vicentino e Trevigiano. Ecco perché l'urlo di Schneck ci sta tutto. Anche se i pro-Valdastico una carta ce l'hanno ancora: l'Ue davvero direbbe sì a una concessione di decenni senza fare quell'autostrada che invece è l'unica che ha il timbro “realizzabile senza gara”?
Piero Erle

Link_GdV_231113

COMMENTO
Le concessioni scadute hanno innescato un grande Monopoli: sulla scacchiera ad ogni passo c'è una nuova aggregazione, un partecipante che corre in avanti, qualcun altro che rischia di restare fermo un giro. Il tutto senza fare i conti con le norme e la legalità che in questo caso è rappresentata dalle leggi europee, perché tanto in Italia la legalità non è un problema ... basta conoscere un ministro.

Ma in tutto questo chi ci perde? Sicuramente ci perdono le casse pubbliche, già allo stremo. Con la scusa che le concessionarie realizzerebbero delle opere per conto dello stato, dimenticando che, mettendo a gara le concessioni, lo Stato incasserebbe di più e comunque potrebbe far eseguire le opere necessarie dai nuovi gestori, con il vantaggio di una maggiore chiarezza.

Un passaggio va sottolineato "la A4 Brescia-Padova ... da mesi ha aperto a sua volta un contenzioso perché ritiene di essere stata danneggiata più volte da Roma - al di là del “no” di Trento - nel suo iter per realizzare l'autostrada Valdastico, ed è quindi pronta a chiedere danni per cifre enormi"

Ecco il cane che morde la mano del padrone. Dopo avere beneficiato di proroghe, deroghe infinite, dopo che lo Stato ha già dovuto pagare una multa, dopo aver ottenuto aumenti delle tariffe molto maggiori dell'inflazione, dopo che si gestisce una concessionaria da 11 lustri, si minacciano cause per milioni di euro contro lo stato.

Chiunque vinca, stiamo precipitando nel gorgo.

DIAMOCI UNA MANO - Sabato 30 Novembre Manifestazione Regionale a Venezia

Sabato 30 Novembre i Beati i costruttori di pace  si danno appuntamento alle ore 14,00 presso la stazione Santa Lucia di Venezia per manifestare la propria contrarietà:
  •  al consumo indiscriminato di suolo
  • ai progetti finanziari dove l'interesse pubblico viene sottomesso a quello dei privati "finanziatori"
  • alla presenza di grandi navi in un contesto fragile come la laguna veneta
  • alla costruzione di infrastrutture poco giustificabili che devastano il territorio e arricchiscono qualche società privata.

Questa manifestazione si propone di:
  • ridare voce ai cittadini
  • tutelare il nostro futuro (clima e suolo fertile)
  • tutelare le nostre finanze attuali eliminando fonti di spesa che non ci possiamo permettere.

Il manifesto si può leggere qui http://www.beati.eu/images/stories/pdf/piattaforma_manifestazione_30_novembre.pdf
 
Partiremo da Piovene Rocchette (stazione delle corriere presso la ex Lanerossi di fronte alla chiesa di Rocchette) alle ore 11,30 di Sabato 30 novembre.

Per chi viene con mezzi propri l'appuntamento è alla stazione di Venezia alle ore 14,00.
Alleghiamo volantino di SALVIAMO IL PAESAGGIO

venerdì 22 novembre 2013

Autostrade: e la telenovela continua....



Dal Giornale di Vicenza del 21 novembre leggiamo dell'incontro tra Tosi e la Provincia di Trento, rappresentata dal presidente Rossi, dall'assessore alle infrastrutture Gilmozzi e da De Col, dirigente della Provincia.

" Tosi ... a Trento si muove di fioretto perché ha un asso: il vero tema non è certo solo Valdastico sì o Valdastico no, ma è la salvezza delle concessioni".
Infatti " l´approvazione entro il 30 giugno 2015 del progetto definitivo della Valdastico Nord consentirebbe la proroga al 2026 della concessione dell'A4. Un sogno per l´A22. Il modo c´è, ci sarebbe. Aggregare l´A22 con l´A4. ... L´A4 arriva dritta al 2026 se ottiene il via libera al progetto della Valdastico Nord".

Ma come fare?
"Ecco il bandolo", un "emendamento alla legge di Stabilità … in modo da arrivare all'aggregazione inizialmente solo dell'A22 con l´A4 e ad un accordo condiviso dall'Ue sul piano industriale per le opere strategiche da realizzare

Ma si tratta dello stesso “bandolo” per una mega concessionaria fermato da Lupi con un pugno sul tavolo?
CERTO. E' proprio della stessa soluzione proposta dal sen. Panizza che ha fatto infuriare Lupi, però “conviene appunto di cercare una formula diversa in modo da arrivare all'aggregazione inizialmente solo dell´A22 con l´A4
Era questo il problema: quell'emendamento era da prendere a pugni se serviva ad aggregare la A22 con un'altro concessionario, ma è utilissimo se serve all'aggregazione “solo dell´A22 con l´A4”.
Ma questa autostrada è utile o inutile? Che importa? “Se si vedrà l´arteria realizzata, in molti aprono le braccia. L'importante è salvare le concessioni”.

Per chi vuole leggere tutto l'articolo può trovarlo qui 

martedì 19 novembre 2013

La telenovela delle concessioni autostradali

Riassunto delle puntate precedenti.

I monopolisti della A4H/Autostrade Bs-Pd hanno a lungo cercato di sedurre Trento: prendiamo le nostre concessionarie, facciamo una fusione azionaria così voi dite si alla Valdastico e prorogate la Vs. concessione scaduta (A22 Autobrennero) fino al 2026. (http://www.novaldasticonord.info/2013/09/giornale-di-vicenza-190913.html)

A Trento non hanno abboccato, hanno trovato una concessionaria ancora più giovane, l'Autostrada Regionale Cispadana in Emilia Romagna, e hanno detto: noi preferiamo scambiare le azioni con loro e non con voi. (http://www.novaldasticonord.info/2013/11/ladige-071113.html)

Non sia mai detto, i trentini non sanno che i nostri federalisti (Tosi e Schneck) preferiscono di gran lunga guardare a Roma piuttosto che a nord e così Lupi batte un pugno sul tavolo: entro 15 giorni Trento deve dire sì all'autostrada (http://www.novaldasticonord.info/2013/11/il-gran-pasticcio-della-valdastico-nord.html)

... e ora aggiorniamo la telenovela con un articolo dell'altro ieri (http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Regione/592226_la_mega-concessione_a22_in_soffitta/?refresh_ce)

... ma rimaniamo in attesa della prossima puntata ponendo una semplice domanda: Se Trento può fondersi con la A4 perché non può fondersi con l'Autostrada Regionale Cispadana?
Non si tratta più di una discussione sullo sviluppo che comporta delicate scelte territoriali, si tratta di una guerra per bande mentre il debito pubblico ci fa affondare.
Non si potrebbe mettere a gara le concessione scadute (A22 e A4-A31) come la legge impone?

lunedì 18 novembre 2013

Echi dalla stampa trentina




L’ADIGE DEL 16 NOVEMBRE 2013
Pressing Valdastico Ma Gilmozzi dice no
Ministero e A4: decidetevi
sabato 16 novembre 2013 Prima Pagina, pagina 1
Pressing «alto» di governo e Serenissima sul Trentino. Obiettivo, ovviamente, la realizzazione della Valdastico nord. Il ministero per le infrastrutture, in particolare, avrebbe dato due settimane alla Provincia di Trento per una risposta su dossier caldi come Pirubi e fondo pro tunnel.
P. GHEZZI A PAGINA 8
Gilmozzi: no al diktat Valdastico-A22
«Trentini, ora decidetevi»
A4 e ministero in pressing
sabato 16 novembre 2013 Economia, pagina 8

TRENTO - Valdastico e fondo pro tunnel Brennero: altri 15 giorni per avere una risposta «definitiva». Trentini, basta traccheggiare. Basta fare i furbi, rinviare. L'emendamento maxifusioni sta creando forti perplessità in Europa. Il tempo delle tattiche è finito.
Non sono le parole precise, non disponiamo delle intercettazioni ambientali. Ma i testimoni oculari e auricolari dell'ultimo confronto «tecnico» al ministero infrastrutture, giovedì a Roma, raccontano di un capo gabinetto di Lupi , Giacomo Aiello , che alza la voce con il capo delegazione di Trento, l'ingegnere Raffaele De Col , quando il dirigente dei grandi progetti Pat evoca il famoso emendamento sulla maxifusione delle autostrade del Nordest, che allungherebbe di mezzo secolo la concessione dell' A22 .
Un escamotage senza futuro - lo giudicano i dirigenti del ministero trasporti - che fa perdere tempo mentre l' A4 Brescia-Padova , presieduta dal sindaco di Verona Tosi , ha messo in mora il governo che non riesce a sbloccare il dossier Valdastico , progetto inviso al Trentino e voluto dai vicentini. E quindi lo Stato teme di dover pagare i danni erariali conseguenti.
Il filo logico dei ministeriali è il seguente: il governo ha adempiuto alle 3 richieste della Provincia di Trento (anticipo dal 2016 al 2014 dei 70 milioni per la circonvallazione ferroviaria di Trento e Rovereto; verifica in Commissione Ue della possibilità di una proroga evita-gara; apertura di un tavolo di confronto) mentre i trentini non hanno ancora fornito una risposta sulle modalità di conferimento dei 550 milioni del fondo pro ferrovia Autobrennero (l'assemblea dei soci non si è ancora svolta) nonché alla proposta di un'intesa che includa il completamento della Valdastico in alternativa alle quattro corsie della Valsugana come sbocco della Pedemontana veneta.
Il commissario al tunnel Mauro Fabris teme che lo stallo trentin-roman-veneto si ripercuota in un danno per il finanziamento europeo: l'aumento del contributo Ue al 40% nel periodo 2014-2020 è a rischio, se non si sbloccano i 550 milioni che pareggerebbero a 1,3 miliardi l'attuale stanziamento italiano e quello austriaco all'opera.
Raffaele De Col , dal canto suo, precisa: «Non ero un rappresentante politico e dunque ho considerato irricevibile un ultimatum "tecnico" che sembra sposare la causa del Veneto , quando il discorso politico è ancora in corso e le scadenze non possono essere autodeterminate dai dirigenti ministeriali».

Il neo-assessore alle infrastrutture Mauro Gilmozzi conferma e rincara la dose: «Gli ultimatum delle strutture tecniche, formulati dai dirigenti del ministero trasporti, sono respinti al mittente, che deve sapere che esiste la legge ed esiste la Corte Costituzionale : senza intesa tra Roma e Trento non se ne fa nulla, è la stessa Commissione Ue che chiede allo Stato perché non procede su questa strada. Che i dirigenti del ministero possano ignorarlo, è strabiliante».
E allora, assessore? «Allora la politica deve assumersi le sue responsabilità. La Valdastico , per la Serenissima , è un espediente per ottenere la proroga della concessione, che all' A22 , nonostante il progetto Brennero, è stata negata. Noi abbiamo proposto di verificare se è possibile fare la fusione tra concessionarie: il tema è tutto politico, lo scopo è garantire gli interessi di tutti. Il ministero dell'economia ha capito l'interesse nazionale, ma il ministero infrastrutture è contrario. In ogni caso, richiamare la legge di stabilità per violare l'intesa sancita dalla Costituzione, sarebbe illegittimo. Dalla giunta Pacher a questa non è cambiato nulla: la Valdastico resta un progetto anacronistico. Non siamo chiusi a comprendere i problemi del Veneto , siamo disponibili a ragionare sulla concessione. Ma niente ultimatum, grazie». 


Dal Corriere del Trentino

sabato 16 novembre 2013

Il gran pasticcio della Valdastico Nord.

Da un articolo del 15 novembre sul Giornale di Vicenza veniamo a sapere che il Ministro Lupi ha battuto il pugno sul tavolo e dato un ultimatum a Trento per la costruzione dell'autostrada Valdastico nord.
L´intesa va trovata volenti o nolenti
15 giorni di tempo per consegnare il tracciato che dal confine veneto arriva in Trentino

Sembra che si faccia sul serio, stavolta, eppure ci domandiamo: sarà vero? Ci sono alcune cose che non quadrano.


1_ “In Europa, a fronte di determinati impegni presi dal ministro Lupi dopo le rassicurazioni del Trentino, certe figuracce non si possono fare”. La figuraccia l'Italia la sta facendo non perché non finisce l'autostrada a nord, ma perché continua a prorogare una concessione autostradale vecchia di 56 anni, mentre dovrebbe metterla a gara.

2_ “Il progetto approvato dal Cipe è fermo al primo lotto, 24 km da Piovene Rocchette al confine veneto”. Il progetto approvato dal CIPE non riguarda 24 km, ma solo 7,7 km (http://www.novaldasticonord.info/2013/07/comunicato-stampa-pubblicata-la.html) e in realtà l'approvazione del CIPE è decaduta perché la condizione che obbligava la società concessionaria a presentare il progetto completo fino a Besenello fino a Trento entro il 30/06/2013 non è stata rispettata. QUINDI LA CONCESSIONE E' SCADUTA.

3_ La corte costituzionale (sentenza n 62 del 2011) ha ribadito che la costruzione dell'Autostrada può procedere solo ricercando l'accordo con la Provincia Autonoma di Trento (vedi anche http://www.novaldasticotn.it/wp-content/uploads/2013/10/RobertaRosi12-ottobre.pdf). Cosa intende fare il Ministro Lupi, modificare la costituzione pur di favorire gli amici?

4_ “l´autostrada Valdastico, da Trento Rovigo, è stata assegnata nel 1970, quando le regole europee non c´erano, la Brescia-Padova ha quindi tutto il diritto di costruirla senza gara”. Semplicemente non è vero.

5_ L'amministratore delegato della A4Holding che amministra la società concessionaria, in un'intervista al giornale di Vicenza del 20 ottobre scorso (http://www.novaldasticonord.info/2013/10/commento-allarticolo-del-giornale-di.htmlsi è lasciato sfuggire che una concessionaria così ricca da incassare “quasi un milione di euro al giorno” ha buttato via tanti soldi da aver problemi di cassa, forse anche perché ha incamerato (chissà perché?)
la ditta “Infracom con un debito enorme …. un gruppo di tlc che era arrivato ad avere 53 società controllate e/o partecipate e un'esposizione finanziaria di centinaia di milioni di euro ”. Nell'Intervista Burchi confessò che i 13 anni di proroga della concessione autostradale legati la Valdastico nord, erano indispensabili per ripianare i debiti.
Allora servivano 2 anni per convincere Trento ora Lupi accelera a 15 giorni, che debbano comprare un'altra società?

6_ Se davvero questa autostrada è utile al sistema economico perché farla costruire a una società opaca che riesce a mangiare quasi un milione al giorno?
Non sarebbe opportuno mettere a gara la concessione della Valdastico Nord da sola? Se nessuno vorrà farsene carico si abbandoni un'autostrada antieconomica.
O forse che si tratta di prorogare un monopolio agli amici degli amici?

7_ Se tra 15 giorni la Provincia di Trento non accetterà l'autostrada, gli ulteriori due anni di proroga non avranno alcun senso per cui la concessione si dovrebbe ritenere decaduta. O si ricomincerà da capo?



giovedì 14 novembre 2013


Quest'Europa così odiata dai nostri politici viene continuamente tirata in ballo a sproposito quando serve per dare un po' di importanza a qualche opera discussa e spesso poco giustificata.
E' il caso dell'autostrada Orte-Mestre che il ministero delle Infrastrutture ha presentato come un intervento che rientra nei corridoi europei TEN-T.
Ancora una volta tocca ai cittadini e ai giornalisti fuori dal coro andare a ristabilire la verità.

L'ha fatto Luca Martinelli (http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=4383 ) chiedendo all'Europa se l'infrastruttura fosse inserita nelle infrastrutture europee e la risposta è stata chiara
"The more direct itinerary between Orte and Mestre does not belong to any Corridor"

Già ci avevano provato con la Valdastico Nord che noi avevamo denunciato come opera locale e non europea e che l'europarlamentare Andrea Zanoni aveva smascherato (http://www.andreazanoni.it/it/news/comunicati-stampa/valdastico-nord-l-ue-smaschera-la-societa-autostradale.html).

Insomma la superficialità dei nostri politici (e Lupi è un ministro) è tale che non conoscono niente delle politiche europee.

Riassumiamo:
a) i corridoi prioritari della rete TEN-T in Italia sono corridoi ferroviari
b) l'Europa promuove l trasporto su su rotaia per le lunghezze superiori ai 300 km e il trasporto su gomma per distanze inferiori. 

La distanza tra Mestre e Orte è 450 km, quindi, se l'Italia vuole adeguarsi alla politica europea dei trasporti, costruisca una ferrovia, non un'autostrada.

Forse è il caso di far notare un altro aspetto della dichiarazione del ministro Lupi "La novità di quest’opera è che si tratta di un’opera di interesse pubblico realizzata in project financing, il cui costo quindi e’ completamente coperto da capitali privati"
Che il project financing non comporti oneri per le finanze pubbliche è tutto da dimostrare (vedi l'Ospedale di Santorso), ma in questo caso la smentita si trova poche righe nelle stesse parole del ministro Lupi "Nel decreto del fare abbiamo abbassato da 500 a 200 milioni di euro la soglia di costo delle opere alle quali sara’ possibile applicare la norma sulla defiscalizzazione". 
Cioè le imprese che costruiscono quest'opera non pagano le tasse ... e le entrate che mancano chi le pagherà?

mercoledì 13 novembre 2013

Ospedale Santorso, project financing: un debito a doppia firma destra-sinistra

Leggete cosa succede quando i politici utilizzano le risorse pubbliche per aiutare qualche impresa amica che non sa stare sul mercato.
E' un esempio di pessima gestione delle risorse pubbliche.
E, per risorse pubbliche intendiamo tanto le risorse finanziarie, quanto le risorse territoriali e occupazionali.

Possiamo ancora permettercelo?
A quando l'iva al 23%?



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 Ospedale Santorso, project financing: un debito a doppia firma destra-sinistra 

  Cosa pensereste di un imprenditore che, dovendo costruire un nuovo capannone dove accorpare tutta l’attività, decide di affidarsi alla collaborazione di un altro privato con le seguenti condizioni:
1) su un’ipotesi di spesa iniziale di (poniamo) 100 milioni se ne fa prestare dall’altro 50;
2) gli fa costruire l’immobile e gli dà in gestione gli spazi collaterali più i parcheggi per 24 anni, per affittarli a negozi e ricavare un “ticket” dalle auto posteggiate;
3) fissa una rivalutazione annua del prestito che dipende da un indice statale mediamente pari al 2%, dopodiché nei successivi 24 anni compensa con circa tre volte tanto i 50 milioni iniziali del “socio” e la gestione di parcheggi e spazi adatti ad ospitare negozi
4) con lo stesso sistema di rivalutazione dà al socio un canone annuale che il primo anno vale 17,6 milioni, e nel 24esimo con ogni probabilità toccherà quota 28 milioni, per affidargli le pulizie, la ristorazione di clienti e personale, le manutenzioni, il centralino, il magazzino e le bollette. Altri canoni, con lo stesso sistema, vengono pagati perché il socio noleggi attrezzature per la fabbrica;
5) l’imprenditore iniziale tiene però per sé i costi del personale, l’attività principale e le due fabbriche “vecchie”, quasi svuotate, con i relativi costi di gestione.
Alcuni di questi passaggi non sembrano esattamente rispondere ai criteri di “prudenza” del “buon padre di famiglia”. Ma tant’è: questo, secondo un articolato esposto che verrà presentato prossimamente alla Corte dei Conti dall’associazione scledense “Communitas” (qui il link al documento), è quanto avrebbe fatto l’azienda sanitaria Ulss 4 dell’Alto Vicentino negli ultimi dieci anni. Il riferimento va ovviamente alla costruzione del nuovo polo unico di Santorso a partire dalla metà degli anni 2000, che doveva sostituire completamente gli ospedali di Schio e Thiene. «Il nostro obiettivo non è colpire l’Ulss, né l’ospedale, ma il project financing e il modo in cui è stato costruito – sostiene Pietro Veronese, guida del gruppo che, contro l’operazione, nel 2006 aveva raccolto 13mila firme – Non è un project financing, perché non c’è alcun rischio per il privato, e anzi c’è il rischio molto concreto di dissesto delle casse pubbliche». Quelli di “Communitas” nell’esposto ricostruiscono il meccanismo del project, avvalendosi dell’evoluzione dei pagamenti dei canoni ai privati come presentati pubblicamente dall’Ulss in tre occasioni: 2007, 2009 e 2012. «Di più non si può fare, perché il piano economico-finanziario e il contratto per intero non sono mai stati divulgati dall’azienda», ricorda Veronese. Difatti il contratto è tutt’oggi secretato, nonostante si tratti di un ospedale pubblico fatto e gestito in buona parte con soldi dei cittadini. In sintesi, secondo quanto presentato nel 2007 dall’allora dg dell’Ulss Sandro Caffi, per realizzare il nuovo ospedale per acuti di Santorso e dotarlo di attrezzature si prevedeva una spesa totale di 157 milioni di euro, partecipati al 50,2 per cento dalla cordata “Summano Sanità”. Ne fanno parte Gemmo Spa, Palladio Finanziaria spa, Impresa di costruzioni Ing E. Mantovani spa, Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, Consorzio Cooperative Costruzioni, Studio Altieri Spa, Servizi Italia Spa, Coop Service Sca, Serenissima Ristorazione Spa. L’investimento privato sarebbe stato remunerato con un canone complessivo che tiene conto sia dell’investimento iniziale del privato che di voci per la fornitura di attrezzature e servizi collaterali (non direttamente sanitari), per un totale previsto il primo anno di 31 milioni 680mila euro. 

tabella canoni 2007

Il “diavolo”, però, sta nei dettagli. A prescindere dalla cifra in sé, il campanello d’allarme secondo l’associazione Communitas è il sistema di rivalutazione dei canoni previsto dal contratto, basato sull’indice NIC. Che roba è? E’ un indice nazionale che tiene conto delle variazioni dei prezzi al consumo, stabilito dall’Istat secondo un paniere di beni molto ampio. Il project financing prevede che i canoni non siano fissi ma crescano annualmente a seconda di quanto sale il NIC. «Dal 2002 al 2012 mediamente è cresciuto del 2,2 per cento» osserva Veronese, e lo si può facilmente verificare. Difatti sono cresciuti anche i canoni iniziali pagati dall’Ulss 4 a “Summano Sanità”: dai 31,6 milioni di euro del 2007 si è passati a 33,9 milioni nel 2009, a 37,6 nel 2012. Una rivalutazione di oltre il 18 per cento in sei anni. «Di questo passo, stimando un NIC al 2 per cento e anche tenendo conto che uno dei canoni dopo 8 anni va ad esaurirsi, la rata del 2035 per l’Ulss sarà di 59,3 milioni di euro» dichiara Veronese. I 78 milioni di euro messi all’inizio dal privato per Communitas verranno ripagati, avanti di questo passo, con la cifra record di circa 334 milioni in 24 anni. Dal conto è escluso il canone dei servizi accessori, che l’Ulss dovrebbe pagare comunque. Ma 334 milioni corrispondono ad una rata annuale pari a 13,6 milioni di euro: «Se l’Ulss avesse preso a prestito i 78 milioni iniziali da una qualsiasi banca a un tasso fisso del 6 per cento la rata sarebbe stata di 6,2 milioni di euro. Quante cose avrebbe potuto fare con gli otto milioni avanzati? E vale la pena ricordare che il tasso di usura ha una soglia di circa il 10 per cento, a tasso fisso» avverte Veronese. Vale la pena anche ricordare che, di anno in anno, i trasferimenti dallo Stato alle Regioni per la sanità calano invece di crescere, e che il ricavato dalle imposte della Regione Veneto di certo non si sta impennando: è evidente il contrasto con dei canoni sanitari che in 24 anni passano da 31 a 59 milioni di euro. Le responsabilità «sono anche dei sindaci, che nel 2006 e 2007 quando lanciammo l’allarme potevano e dovevano vigilare di più» osserva Veronese. All’epoca ad opporsi il progetto fu solo il comune di Schio, per timore che l’ospedale scledense fosse messo da parte. Il contratto venne firmato a dicembre 2007, ma già il 24 novembre 2006 ad esempio il sindaco di Santorso Pietro Menegozzo, da pochi giorni segretario provinciale del Pd, sosteneva sul più diffuso quotidiano locale che quella contro l’operazione del polo unico Ulss (sul suo territorio comunale) era «una battaglia di retroguardia». Per quanto riguarda i livelli superiori, per Veronese «la responsabilità politica attiene all’allora presidente della Regione Giancarlo Galan, l’ex assessore veneto alla Sanità Flavio Tosi, l’ex direttore generale Sandro Caffi e probabilmente l’europarlamentare Lia Sartori. Quest’ultima non è protagonista, viene associata per via del legame con Studio Altieri». Intanto, a fine settembre l’attuale governatore Luca Zaia ha annunciato la volontà di rinegoziare i project troppo onerosi, ospedale di Santorso compreso. «E’ l’unica strada, lo pensiamo anche noi – chiude l’esponente di Communitas – fa sorridere che lo dicano dal centrodestra, che il progetto l’aveva approvato, mentre il centrosinistra è sempre stato zitto. Comunque, speriamo che l’esposto dia una mano a chi vuol rinegoziare».

 

 http://www.nuovavicenza.it/2013/11/ospedale-santorso-project-financing-un-debito-a-doppia-firma-destra-sinistra/

La partita infrastrutturale autostrade/ferrovia dei prossimi 50 anni nell’emendamento alla Legge di Stabilità del senatore Panizza

Come si poteva immaginare, la costruzione dell'autostrada Valdastico Nord non è un problema di efficienza territoriale o un problema di sviluppo. La partita si sta rivelando per quello che è sempre stata: un tentativo di prorogare la concessione autostradale senza gara, quindi il tentativo di mantere un monopolio. Ad ogni costo. 

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La partita infrastrutturale autostrade/ferrovia dei prossimi 50 anni nell’emendamento alla Legge di Stabilità del senatore Panizza

Sapevamo tutti che intorno alle autostrade, e alla ferrovia del Brennero, si stava giocando una grossa partita infrastrutturale strategica, per la quale – negli ultimi mesi autunnali, in attesa dell’esito delle elezioni locali a casa nostra – i giochi si erano in apparenza un po’ allentati (mentre chiaramente le trattative fervevano nell’ombra). Neanche 2 settimane dopo l’esito elettorale il giornalista economico Francesco Terreri  realizza lo scoop che segna la fine del periodo di tregua: “Autostrade, colosso A22-A4” titolava la prima pagina dell’Adige il 7 novembre. All’interno l’articolo di Terreri (completato da altro articolo il giorno successivo) spiegava che «un gruppo di senatori trentini e del nord-est» stava depositando un emendamento alla Legge di Stabilità contenente i dispositivi per realizzare (volendo: passando quindi per una successiva trattativa fra società) una mega-fusione di società autostradali del nord-est, in grado di unificare tutto in un’unica concessione «avente durata pari al termine massimo previsto per la scadenza degli originari rapporti concessori», cioè di fatto per altri 50 anni. L’idea è quella lanciata in primavera da Lupi  della fusione di società autostradali mantenendo per tutti i soggetti coinvolti il termine più lungo fra le singole concessioni fuse. Solo che Lupi avanzava la proposta ad uso e consumo della Serenissima, e la scadenza era quindi il 2026 e il prezzo da pagare l’approvazione da parte della PAT della Valdastico. Questa proposta viene invece dalla politica trentina (c’è sicuramente lo zampino romano di Dellai) ed ha un’asse che coincide, prima di tutto, con quello dell’Autobrennero. L’orizzonte non è quello solo della fusione Serenissima-Autobrennero, ma ancor prima di tutte quelle società autostradali padane minori come Cispadana, Ferrara-mare e Campogalliano-Sassuolo, controllate dalla Autobrennero con la maggioranza delle quote, da cui verrebbe l’allungamento di 50 anni della concessione; che potrebbe essere poi aperto alla Serenissima (se i veneti accettano). L’emendamento – del quale i primi due firmatari sono il senatore autonomista trentino Franco Panizza e quello emiliano Stefano Vaccari del Pd – aiuterebbe anche a risolvere i problemi del finanziamento del corridoio ferroviario del Brennero (cedendo il “tesoretto” di 550 milioni della Autobrennero alla ferrovia ed impegnandosi a versamenti annuali di 34 milioni per lo stesso scopo), assicurerebbe una riduzione dei pedaggi, ed azzererebbe il complicato (per lo stato) problema dei «costi di subentro». Una specie di quadratura del cerchio insomma, con però due punti di domanda in sospeso: l’accordo con i veneti ed il parere dell’Europa. Le intenzione di una Serenissima (che comunque versa in cattive acque dopo aver fatto inutilmente la voce grossa sul rinnovo della sua concessione tramite l’approvazione della Valdastico) si vedrà da come si muoveranno sull’emendamento i “suoi” politici soprattutto leghisti, ma i toni concilianti del nuovo presidente della Serenissima Tosi, che in una recente intervista al Giornale di Vicenza ha detto di essere « fiducioso che, con l´elezione di Rossi, si possa trovare una soluzione condivisa e non contrapposta. Per arrivarci non si deve sforzare nessuno», fanno pensare all’abbandono di toni rissosi alla Schneck. Quelle dell’Europa sono tutte da vedere, il commissario governativo al tunnel del Brennero Mauro Fabris ricorda, sull’articolo dell’8 novembre, che il meccanismo dell’allungamento per fusione delle concessioni era già stata proposta in sede europea dal ministro Lupi (questa primavera, appunto) «senza grande risultato».
A noi però viene anche in mente quello che diceva, prima di andare in pensione con le elezioni del 27 ottobre, l’ex presidente della provincia di Bolzano Durnwalder: «io temo che in una fusione A4-A22 noi province autonome perdiamo il controllo sull’arteria che attraversa i nostri territori». Qui non è più questione solo della fusione A4-A22, ma certo lì dentro il peso degli enti locali trentini rischia di annacquarsi in un mare magnum sempre meno controllabile e sempre più privatizzato. Garantirebbe ancora per mezzo secolo gli utili delle quote agli enti locali trentini che le posseggono (mentre una gara per il rinnovo persa avrebbe tristi conseguenze anche sui bilanci), ma sposterebbe il potere di decidere sui flussi di traffico che attraversa i territori a qualcun altro. Per questo bisogna vedere come verrà giocata – eventualmente – la partita societaria.


http://www.novaldasticotn.it/2013/11/09/la-partita-infrastrutturale-autostradeferrovia-dei-prossimi-50-anni-nellemendamento-alla-legge-di-stabilita-del-senatore-panizza/

lunedì 11 novembre 2013

L'ADIGE - 07/11/13

Quasi uno scoop...
Hanno scoperto la gallina d'oro e la possibilità di aggirare le normative europee (A Bruxelles penseranno: gli italiani ... i soliti furbi, non diventeranno mai una nazione attenta alle regole).

Una volta scoperto che, se due concessionari si fondono, la concessione diventa unica e scade con la concessione più lunga il gioco è fatto. Basta mettersi a cercare una concessione giovane e il matrimonio d'interesse ringiovanisce anche una concessione vecchia e decrepita. 
Così adesso tutti vogliono unirsi in matrimonio con l'Autostrada Regionale Cispadana. 
Con questo gioco anche i morti resuscitano e la concessione della A22, già scaduta e posta a gara, potrebbe vivere altri 50 anni. Basta unirsi, scambiarsi gli anelli e un po' di quote. 
Vedremo Schneck e Tosi andare a braccetto con Vaccari del PD. 
E cosa succederà alla Valdastico nord? A questo punto non serve neppure costruirla perché riescono a prolungare la concessione, in barba all'Europa, per altra via. 
Non tranquillizzatevi però, la Valdastico nord tornerà in discussione appena vi sarà un intralcio: abbiamo diritto a costruire quell'autostrada, è un diritto del 1976 che non ci hanno ancora permesso di esercitare.
Nel Paese dei tiramolla è possibile questo e anche altro, intanto i soldi per lo Stato non ci sono e fra un po' l'iva salirà al 23%, poi bisognerà pensare al 24%. 
Non tranquillizzatevi.
La questione Valdastico nord accompagnerà la nostra vecchiaia e, quando chiuderemo gli occhi, sarà ancora lì più viva che mai, una brace che cova pronta a riaccendersi al primo refolo di vento.