La Val d'Astico, una delle più belle e verdi vallate vicentine, rischia di essere deturpata dalla realizzazione del tratto autostradale A31 Valdastico Nord. Quest'opera si caratterizza per un costo di realizzazione stimato in oltre DUE MILIARDI DI EURO (49 milioni di €/km) e flussi di traffico modesti, ma provocherebbe danni ambientali gravissimi e difficili da contenere. Viene proposta e sostenuta solo dalla società che gestisce la A4 Brescia-Padova, per interessi di rinnovo concessione. Interessi solo LORO!
In un ottica di progresso sostenibile e di alternative al trasporto su gomma, è doveroso dire NO ALLA VALDASTICO NORD!
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sabato 28 aprile 2012
venerdì 27 aprile 2012
giovedì 26 aprile 2012
IL GIORNALE DI VICENZA 25/04/2012:
Il Trentino: "Ecco perché il no
all'autostrada Valdastico nord"
La Provincia spiega il documento depositato alla Conferenza dei servizi di Roma: "Il corridoio giusto è quello della Valsugana"
VERTICE. Ad aprire i lavori a Roma c´è il funzionario del ministero. Poi la parola passa ai progettisti che illustrano il tracciato da Piovene a Besenello. E via, è tempo di svelare le carte. Regione Veneto (presente il funzionario Giuseppe Fisiol), Provincia di Vicenza e Comune di Piovene Rocchette sono per un «sì incondinzionato» al prolungamento a Nord dell´A31. Prendono la parola gli altri sindaci dei Comuni vicentini interessati al progetto. Cioè Tiziano Busato per Arsiero, Riccardo Calgaro per Cogollo del Cengio, Alberto Toldo per Valdastico, Giordano Rossi per Velo d´Astico e Roberto Carotta per Pedemonte. Consegnano un documento di valutazione del progetto preliminare. La loro posizione? «Sì condizionato ad alcune modifiche progettuali per ridurre gli attraversamenti sull´Astico e la modalità di immissione del tunnel», spiegano.
TRENTO. I primi «no» arrivano dai Comuni trentini: Besenello e Lavarone. Quindi la Provincia di Trento che deposita un documento di 26 pagine. «Un documento che apre le porte al dialogo. Così si è dimostrata la volontà di restare al tavolo per verificare se ci sono soluzioni condivise», ha riassunto il funzionario Fisiol. Stessa interpretazione da parte del presidente di Serenissima e della Provincia di Vicenza, Attilio Schneck. Insomma, si parla di questioni tecniche, senza affrontare quelle politiche che sono rimandate al tavolo col Veneto. Una reale apertura? Tutti lo sperano o per lo meno così interpretano. Ma da Trento il vice presidente della Provincia, Pacher spiega: «Con quel documento abbiamo voluto ribadire la nostra posizione di contrarietà alla Valdastico Nord entrando nel merito. E nel testo si ribadisce che serve l´intesa tra Regione e Trento per realizzarla». E poi apre: «Il motore di questa operazione è la convenzione di Serenissima. Davanti al vice ministro Ciaccia abbiamo proposto di proseguire con l´iter per non nuocere all´autostrada. Ma anche prospettato di presentarci in Europa per fermare l´infrastruttura e dare priorità ad altro come la ferrovia». E fa capire che su questo verteranno i prossimi incontri con il Veneto.
TAPPE. Con oggi sarà un susseguirsi di riunioni. La Giunta veneta dovrà incontrare i Comuni del vicentino per formalizzare un parere che sarà consegnato alla Conferenza dei servizi che si chiuderà il 18 giugno. In parallelo anche la commissione impatto ambientale. Continueranno gli incontri pro intesa di tipo politico e tecnico con Trento. E se si troverà l´intesa si potrà arrivare al Cipe dove i Ministri con Veneto e Trento esprimeranno il voto finale sull´A31. Il «sì» darà il via libera a progetto, cantiere e concessione fino al 2026 per Serenissima.
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Ancora il «no» trentino
nel vertice col Veneto
TRENTO
Ancora picche, ancora un no. Il proseguimento della Valdastico verso nord rimane ancora un «nodo da sciogliere» e quel «abbiamo ancora dei problemi» strappato all´assessore veneto alla mobilità Renato Chisso all´uscita dall´incontro con il vicepresidente della Provincia di Trento Alberto Pacher la dice tutta sulle difficoltà che sta incontrando tuttora l´infrastruttura. Due appuntamenti a 24 ore di distanza l´uno dall´altro, uno a Trento e l´altro a Roma. Due tavoli di lavoro con un tema che rimbalza da un capo all´altro dell´Italia: autostrada A31 nord, tronco Trento-Valdastico-Piovene Rocchette. Il primo tavolo si è svolto ieri a Trento, capoluogo della Provincia che ha sempre osteggiato l´infrastruttura lunga - da progetto preliminare - 39,1 chilometri, che attraversa la valle dell´Astico e sbuca a Besenello e che, in questi giorni è all´attenzione dei comuni (6 vicentini e 5 trentini), interessati al passaggio dell´arteria. Il secondo tavolo invece è convocato oggi con la Conferenza dei Servizi, primo effettivo passo nell´iter verso l´approvazione del progetto e, di fatto, verso la possibile proroga della concessione all´Autostrada Brescia-Padova.
IL VERTICE A TRENTO. Ma partiamo da Trento. Ieri pomeriggio era in calendario un confronto tra Provincia Autonoma e Regione Veneto sui temi della mobilità. Un incontro che a tutti gli effetti poteva passare anche inosservato, quasi interlocutorio, se non fosse caduto alla vigilia della Conferenza dei servizi convocata a Roma oggi. Dunque ieri l´assessore veneto Renato Chisso con uno dei massimi dirigenti regionali Giuseppe Fasiol ha incontrato l´assessore alle infrastrutture trentino Alberto Pacher, vice del presidente Lorenzo Dellai, uno per capirci che mai ha tentennato nell´esprimere la sua contrarietà al proseguimento della Valdastico verso nord. Giusto nei giorni scorsi non si faceva scrupoli ad affermare che «la Valdastico è inutile e controproducente». Ieri, aveva al suo fianco il dirigente del Servizio infrastrutture stradali e ferroviarie Luciano Martorana, si è confrontato con i veneti sul protocollo riguardante il tema generale della mobilità, compreso l´aspetto ferroviario e la Valsugana, rinviando agli uffici la messa a punto di uno schema di lavoro puntuale. Fin qui d´amore e d´accordo. Di Valdastico non si è ufficialmente parlato. «Resta un problema», ha detto in pillole l´assessore veneto uscendo dall´incontro. Ma ancora più lampante è stato Pacher anticipando la posizione del Trentino: «In un documento esprimeremo tutta la nostra contrarietà».
LA CONFERENZA DI ROMA. E la palla rimbalza a Roma. Oggi, alle 15, presso il Parlamentino del Consiglio Superiore dei lavori Pubblici al IV piano di via Nomentana 2, è indetta la Conferenza dei Servizi, con l´obiettivo di acquisire le osservazioni di tutti i soggetti, enti pubblici ma non solo, coinvolti dal passaggio dell´infrastruttura. La lettera di convocazione è firmata da Ettore Incalza, capo della Struttura tecnica di missione, braccio destro del ministro Passera e del viceministro Ciaccia ed è stata indirizzata a 70 enti di cui 15 vicentini, per conoscenza anche all´Autostrada Brescia-Padova presieduta dal presidente della Provincia di Vicenza Attilio Schneck. La Struttura di missione gestisce le opere in legge obiettivo, cioè quelle definite “strategiche e di preminente interesse nazionale”, come nel caso della Valdastico. La piega che prenderà la Provincia di Trento è già delineata: «Saremo rappresentati da un tecnico - anticipa il vicepresidente Pacher - che consegnerà un documento, anche a nome dei Comuni, in cui verrà espressa tutta la nostra contrarietà alla realizzazione dell´opera».
IL NO DI TRENTO. La contrarietà si basa su due aspetti. Il primo: ai sensi della sentenza della Corte costituzionale un´opera pubblica di valenza sovraregionale può essere realizzata solo in presenza di un accordo tra gli enti territoriali interessati. Il secondo: il passaggio nella Finanziaria per cui per la realizzazione della Valdastico nord A31, ascritta alla competenza della Regione Veneto, deve essere raggiunta previa intesa con la Provincia autonoma di Trento, nel rispetto dello Statuto speciale della Provincia e delle relative norme di attuazione nonché delle disposizioni provinciali in materia di pianificazione urbanistica e governo del territorio.
I PROBLEMI. La strada si fa dura. Certo, per i più ottimisti, anche se dalla Conferenza dei servizi dovesse arrivare un parere negativo, l´iter può ugualmente proseguire con delibera del Cipe e in ogni caso il Consiglio dei Ministri può superare tutti i «no» perché l´opera è in legge obiettivo. Ma il Trentino si fa scudo delle sue ragioni e venderà cara la sua pelle.
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solo a certe condizioni»
Una riunione fiume, protratta per tutto il pomeriggio, fino a sera inoltrata. Nella sala consiliare del comune di Cogollo del Cengio si sono confrontati i sindaci interessati dal passaggio della Valdastico nord. Alla fine è uscito un documento che oggi verrà presentato alla Conferenza dei Servizi di Roma, a cui alcuni sindaci come quello di Cogollo Riccardo Calgaro parteciperanno in prima persona. Il documento in succo lo sintetizza il sindaco di Velo d´Astico Giordano Rossi: «L´autostrada è un´arteria importante per il collegamento verso nord e per le attività produttive, motore della nostra economia. Ma come sindaci ci riteniamo liberi di esprimere le nostre opinioni ed esprimere osservazioni e prescrizioni nei termini di legge. L´autostrada cioè è importante ma se fatta in un certo modo, che non esuli dal confronto tra progettisti, istituzioni, comunità locali». Insomma oggi a Roma verrà espresso da parte dei sindaci un sì condizionato. Alcune perplessità infatti, soprattutto sull´impatto dell´autostrada in valle, sono stati espressi nel corso degli incontri pubblici dei giorni scorsi. Per questo i sindaci hanno deciso di prendersi tutto il tempo che serve per formulare le loro osservazioni. Il progetto preliminare è stato depositato a partire dal 30 marzo nelle diverse comunità interessate. E il tempo per formulare le osservazioni scade in buona sostanza intorno alla metà di giugno. Diverso il discorso di Maurizio Colman, sindaco di Piovene Rocchette che oggi sarà a Roma e - come anticipa - esprimerà a differenza dei colleghi «un sì incondizionato». «La nostra controparte - afferma - non è la Serenissima, ma i trentini, ed è a loro che dobbiamo far capire che l´autostrada serve.» E in polemica con i colleghi primi cittadini vicentini interessati al percorso afferma: «Mi sono stancato di sindaci che fanno gli ingegneri e non lo sono affatto». Colman oggi rappresenterà anche il comune di Rotzo (dove c´è l´ipotesi di realizzare un cantiere) e la Pasubio Group. R.B.
significa
perdere
turismo»
Purtroppo difendere la realizzazione di questa autostrada è impresa ardua, soprattutto per chi ha avuto modo di studiarne il progetto.
Vorrei quindi chiarire che l´impatto ambientale rimane altissimo, in una situazione valliva che non si presta ad ospitare un´opera di questa portata.
In secondo luogo è evidente che, anche se la progettazione esecutiva andasse a buon fine, l´inizio dei lavori sarebbe subordinato al completamento del tratto sud della A31. Cosa significa ciò? Che vedremmo i primi cantieri tra 7 anni, e l´autostrada terminata dopo altri 15 anni minimo. Può essere considerata quindi una risposta alla crisi economica? No, è evidente. Peraltro gli stessi progettisti stimano un traffico giornaliero di soli 15-20.000 veicoli al giorno: troppo pochi per parlare di infrastruttura strategica.
Infine, in ambito turistico, il buonsenso ci porta a pensare che le nostre montagne perderanno ogni attrattiva, qualsiasi turista con mezz´ora di strada in più se ne andrebbe in Trentino o in Sudtirol.
Quest´autostrada è l´ennesimo esempio di strumentalizzazione politica, in barba al bene comune.
Federico Strazzer
pretendano
garanzie
in soldi»
Si è pure accennato da parte del neo costituito comitato “No Valdastico Nord” agli interessi privati connessi, ma non si è affermato apertamente che si tratta semplicemente di un sotterfugio rincorso da anni per ottenere il rinnovo della concessione Brescia-Padova sino all´anno 2026.
Tutti i sindaci hanno riconosciuto ed evidenziato lo sfregio del territorio oltre alla effettiva eliminazione delle esistenti aree di sviluppo principalmente nella piana di Seghe di Velo, e lungo tutta la valle dell´Astico a causa dei vincoli di rispetto connessi all´autostrada.
È apparso evidente che l´approvazione del tracciato Valdastico Nord paralizzerebbe per sempre lo sviluppo di qualsiasi attività nelle aree interessate. Questo sarebbe il progresso ideato, sostenuto e voluto per la valle da chi vive fuori valle? Alla nostra valle ci pensiamo noi. Non vogliamo la Valdastico Nord, definita inutile da sempre!
Le Amministrazioni interessate hanno nelle loro mani la possibilità di chiarire , una volta per tutte se la Valdastico Nord è semplicemente un´occasione per ottenere il rinnovo della concessione Brescia-Padova, economicamente molto redditizia, oppure un´opera veramente utile e sostenibile, ponendo condizioni chiare sul tracciato, sugli impatti ambientali ed idrogeologici, ma soprattutto sulla effettiva volontà di costruire questa Valdastico Nord cui molti non credono.
Preso atto che conseguentemente all´approvazione del tracciato, anche senza la realizzazione di un solo metro di autostrada, la quasi totalità del territorio della piana di Seghe di Velo e della Valle dell´Astico sarebbe per sempre vincolata al tracciato, le Amministrazioni interessate chiedano, anzi pretendano garanzie fideiussorie per un rilevante importo a compensazione dei vincoli di rispetto imposti nelle aree adiacenti al tracciato autostradale, depauperate da qualsiasi valore economico, commerciale e di sviluppo a causa del tracciato approvato.
Nell´eventuale (probabile) caso di mancato realizzo dell´autostrada, al termine della scadenza del 2026, l´importo garantito da fideiussione sarà riscosso dalle Amministrazioni interessate a compensazione dei danni subiti per mancato sviluppo.
Claudio Toldo
Valdastico
lunedì 23 aprile 2012
Si è pure accennato da parte del neo costituito comitato “ No Valdastico Nord” agli interessi privati connessi , ma non si è affermato apertamente che si tratta semplicemente di un sotterfugio rincorso da anni per ottenere il rinnovo della concessione Brescia-Padova sino all’anno 2026.
Tutti i sindaci hanno riconosciuto ed evidenziato lo sfregio del territorio oltre alla effettiva eliminazione delle esistenti aree di sviluppo principalmente nella piana di Seghe di Velo, oltre che lungo tutta la Valle dell’Astico a causa dei vincoli di rispetto connessi all’autostrada
E’ apparso evidente che l’approvazione del tracciato Valdastico Nord paralizzerebbe per sempre lo sviluppo di qualsiasi attività nelle aree interessate.
Questo sarebbe il progresso ideato, sostenuto e voluto per la Valle da chi vive fuori Valle, da quei rappresentanti di associazioni, vedi Munaretto, che spudoratamente afferma che la Valle dell’Astico è destinata a morire, ma come si permette ?
Alla nostra Valle ci pensiamo noi, non vogliamo la Valdastico Nord , definita INUTILE da sempre!
Le Amministrazioni interessate hanno nelle loro mani la possibilità di chiarire , una volta per tutte se la Valdastico Nord è semplicemente un comitato d’affari per ottenere il rinnovo della concessione Brescia-Padova, economicamente molto redditizia, oppure un’opera veramente utile e sostenibile, ponendo condizioni chiare sul tracciato, sugli impatti ambientali ed idrogeologici, ma soprattutto sulla effettiva volontà di costruire questa Valdastico Nord a cui molti non credono.
Preso atto che conseguentemente all’approvazione del tracciato, anche senza la realizzazione di un solo metro di autostrada, la quasi totalità del territorio della piana di Seghe di Velo e della Valle dell’Astico sarebbe per sempre vincolata al tracciato, le Amministrazioni interessate chiedano, anzi pretendano garanzie fideiussorie per un rilevante importo a compensazione dei vincoli di rispetto imposti nelle aree adiacenti al tracciato autostradale, depauperate da qualsiasi valore economico, commerciale e di sviluppo a causa del tracciato approvato.
Nell’eventuale ( probabile ) caso di mancato realizzo dell’autostrada, al termine della scadenza del 2026, l’importo garantito da fideiussione sarà riscosso dalle Amministrazioni interessate a compensazione dei danni subiti per mancato sviluppo.
Forse a fronte di qualche centinaio di milioni di euro a garanzia, il “ bluff “ connesso all’idea Valdastico Nord…………….!
Claudio Toldo - Valdastico
sabato 21 aprile 2012
da Il Giornale di Vicenza:
l comitato dei “no”riparte da Besenello
giovedì 19 aprile 2012 PROVINCIA, pagina 29L´affollata assemblea a Besenello sulla Valdastico Nord. S.D.C.
Nella valle dell´Astico si è costituito il comitato “No Valdastico Nord”, dalle ceneri del proprio antenato che si era battuto sul tema ancora negli anni ´90.Un gruppo costituito per ora da oltre una ventina di sostenitori provenienti da tutta la vallata e che ha partecipato l´altra sera ad un´assemblea pubblica a Besenello (Tn), paese alla cui altezza l´autostrada A31 dovrebbe immettersi sull´Autobrennero.Un incontro a cui hanno partecipato quasi 400 persone, tra cui il relatore Helmuth Moroder, vicepresidente della Commissione internazionale per la protezione delle Alpi, e dove anche il comitato vicentino ha detto la sua.«Questa ci sembra un´opera inutile - ha affermato il portavoce Giuseppe Sentelli - che costerà da sola più del resto della A31 per far transitare alla fine solo 15 mila veicoli al giorno. Oltre al danno ambientale, se verrà fatta avremo anche la viabilità stravolta e cantieri enormi sparsi per la valle per decenni, con il rischio che magari ad un certo punto i lavori vengano abbandonati per mancanza di fondi. Ci sembra piuttosto che questo progetto serva per garantire alla società Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova Spa il rinnovo della concessione di gestione in scadenza».Già da questa settimana i volontari avvieranno un´azione di volantinaggio informativo sul territorio della valle dell´Astico, mentre sono in fase di definizione le date per alcune assemblee pubbliche. S.D.C.
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ps: Si sta costituendo anche a Cogollo (vi) un comitato no valdastico nord.Queta nuova realtà con quelle esistenti in difesa del territorio o meglio dell'ambiente ,No Dal Molin contro,inceneritore, Pedemontana e via dicendo diventano numerose realtà di cittadini,sono anche quelle realtà che si schierano in difesa dei diritti e per una qualità di vita migliore.
giovedì 19 aprile 2012
La Valdastico non si farà»
martedì 17 aprile 2012
La denuncia
Passera, conflitto in autostrada
di Paolo TessadriIl ministro dello Sviluppo (ex Banca Intesa) e il suo vice Ciaccia (ex Banca Intesa) vogliono costruire a tutti i costi una 'bretella' in Veneto che non serve assolutamente a niente, ma che è sponsorizzata (toh!) da Banca Intesa
(12 aprile 2012)La Serenissima, presieduta dal leghista Attilio Schneck in virtù della presidenza della Provincia di Vicenza, è indebitata per 500 milioni e ha un piano di investimenti di quasi tre miliardi, tra cui la Valdastico Nord e Sud, quest'ultima finita sotto inchiesta dalla DDA di Venezia, la Direzione Distrettuale Antimafia della procura della repubblica lagunare, per un presunto seppellimento abusivo di scarti di fonderia.
Ma il vero punto interrogativo sull'autostrada è il rinnovo nel giugno 2013 della concessione Anas fino al 2026. Per ottenerla, la Serenissima deve necessariamente portare a casa il progetto di costruzione della Valdastico Nord. E qui cominciano i guai, poiché Trento non ne vuole nemmeno sentire. Il governatore del Trentino, Lorenzo Dellai, è stato fin troppo chiaro: non s'ha da fare. Anche perché è in fase di definizione un'opera analoga, la superstrada della Valsugana. L'autostrada sarebbe quindi un inutile doppione. E che la Valdastico Nord sia inutile lo dicono tutti gli studi sui costi e benefici dell'arteria redatti finora dagli esperti. Nessuno di questi è riuscito a comprovarne l'utilità.
E' lo stesso presidente di Serenissima, Attilio Schneck, ad ammettere che "non è un problema di utili". Come dire: finanziariamente quell'infrastruttura è un fallimento.
L'ipotesi autostradale nasce più di 30 anni fa e fu subito soprannominata Pirubi, da tre noti sponsor democristiani: Piccoli, Rumor e Bisaglia. E neppure allora, che la Dc aveva a Nordest più del 50 per cento di voti, riuscirono a costruirla. Nelle ipotesi di Serenissima la Valdastico Nord costerebbe ora circa 2,5 miliardi di euro e sarebbe completata tra 15-20 anni. E il Trentino diverrebbe una camera a gas. Spiega Alberto Pacher, vicepresidente della Provincia di Trento.
"L'autostrada del Brennero è la più frequentata dell'arco alpino con 47 milioni di tonnellate di merci in transito. Quindi la più inquinata e dobbiamo alleggerirla dal passaggio dei Tir. Noi puntiamo sulla ferrovia, anche sul raddoppio. I camion salgono e scendono dai treni al quadrante Europa di Verona e per tutto il tratto del Brennero il trasporto delle merci è su rotaia. Il quadrante Europa è il centro intermodale (scambio gomma rotaia, ndr) più grande d'Europa e se costruissero la Valdastico Nord sarebbe inutile migliorare e potenziare la ferrovia e il quadrante Europa verrebbe ridimensionato".
Ma a sponsorizzare Serenissima e la costruzione della nuova arteria stradale ci pensa il Ministero dello sviluppo, dove il conflitto di interesse da latente è diventato fin troppo evidente. Può, infatti, un viceministro sponsorizzare un'infrastruttura e una società che aveva finanziato quando era manager di banca? Può, eccome, e lo sta facendo, senza tanti imbarazzi. Il viceministro Mario Ciaccia, infatti, da amministratore delegato della Biis, la controllata di Intesa San Paolo per gli investimenti in infrastrutture, aveva deciso con Corrado Passera di entrare con il 33 per cento nell'azionariato dell'autostrada Brescia-Padova, conosciuta come Serenissima.
L'ingresso della banca direttamente nella società autostradale è avvenuto circa due anni fa, "ereditando" le quote dell'imprenditore bresciano Rino Mario Gamberi, finanziato da Intesa e poi costretto a cederle per il dissesto finanziario delle sue società. Intesa Sanpaolo è ora il primo azionista di Serenissima. Inoltre l'istituto di credito milanese, guidato ora da Enrico Cucchiani, sta aumentando sempre più la propria quota in una società però piena di debiti.
Passera e l’autostrada inutile: denaro pubblico e conflitti d’interessi In evidenza
Scritto da Davide Di LorenzoSiete pronti per una nuova storia di politica di malaffare, corruzione e conflitti d’interessi? Stavolta il solito signor B. non c’entra nulla, stavolta il protagonista è uno di quegli pseudo-tecnocrati convocati dai vertici dell’alta borghesia italiana per salvare un paese rovinato dagli effetti collaterali di una democrazia patologicamente compromessa. Sono pochi gli ingredienti da buttare in un ribollente calderone di sfacciataggine per ottenere in poche righe la nostra storia: il ministro dello sviluppo Corrado Passera, un’autostrada inutile, una società di cui era socio.
La Valdastico Nord dovrebbe essere il nuovo tratto autostradale che con uno snodo di 30 km unirebbe l’autostrada Serenissima a quella del Brennero, creando una superflua fotocopia del progetto già in discussione dell’autostrada della Valsugana e aumentando, secondo Alberto Pacher, vicepresidente della provincia di Trento, inutilmente l’inquinamento nella zona che potrebbe essere ridotto con un’implementazione dei servizi ferroviari per il trasporto merci.
Perché allora costruirla? Perché tanto interesse da parte del ministro per un’opera pubblica così apparentemente superflua tra l’altro nello scenario cupo di un periodo di profonda crisi?
Intesa San Paolo è presente per il 33% nelle azioni della Serenissima, che come unico modo per garantirsi la concessione ANAS fino al 2026 ha la necessità di ottenere la costruzione proprio di questo inutile snodo della Valdastico Nord. Ora entra in gioco Passera, che da finanziatore di Intesa San Paolo, sfrutta il suo ruolo di ministro per sponsorizzare la costruzione di un’opera pubblica condita con l’infinitamente piccante spezia del conflitto d’interessi.
In molti speravamo che una parentesi tecnica e avulsa dai meccanismi della competizione elettorale potesse almeno per i mesi della sua legislatura abolire i conflitti d’interesse e la corruzione presenti in ogni legislatura precedente, dal controverso referendum del 1946 ad oggi, mentre invece semplicemente dalle leggi “ad personam” si è passati al latinismo bancario delle leggi “ad argentariam”.
sabato 14 aprile 2012
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Trento, la Provincia invitata alla conferenza dei servizi sulla Valdastico nord
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Valdastico, il 24 aprile a Roma la conferenza dei servizi
La Provincia ha diritto di veto: l'infrastruttura non può essere realizzata in Trentino senza l'assenso dell'Autonomia. Nel frattempo stanno per scadere anche i 60 giorni dalla presentazione del progetto preliminare
E' convocata per il 24 aprile a Roma dal ministero per la infrastrutture la conferenza dei servizi sull'autostrada Valdastico Nord, conferenza a cui sono stati invitati 71 enti interessati, che potranno in quella sede portare le proprie opinioni e valutazioni sull'opera. Alla conferenza è stata invitata anche la Provincia di Trento assieme ai comuni trentini coinvolti. Piazza Dante, contraria all'opera, sta valutando se partecipare o meno all'incontro e intanto si prepara a sostenere il proprio no alla Valdastico nord.
Potrebbe interessarti: http://www.trentotoday.it/politica/valdastico-nord-trentino-conferenza-roma.html
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Valdastico, il 24 aprile a Roma la conferenza dei servizi
La Provincia ha diritto di veto: l'infrastruttura non può essere realizzata in Trentino senza l'assenso dell'Autonomia. Nel frattempo stanno per scadere anche i 60 giorni dalla presentazione del progetto preliminare
di Redazione 13/04/2012
E' convocata per il 24 aprile a Roma dal ministero per la infrastrutture la conferenza dei servizi sull'autostrada Valdastico Nord, conferenza a cui sono stati invitati 71 enti interessati, che potranno in quella sede portare le proprie opinioni e valutazioni sull'opera. Alla conferenza è stata invitata anche la Provincia di Trento assieme ai comuni trentini coinvolti. Piazza Dante, contraria all'opera, sta valutando se partecipare o meno all'incontro e intanto si prepara a sostenere il proprio no alla Valdastico nord.
La Provincia ha, infatti, in mano un diritto di veto, sancito dalla Corte costituzionale, che prevede che l'infrastruttura non possa essere realizzata in Trentino senza l'assenso dell'Autonomia. Nel frattempo stanno per scadere anche i 60 giorni dalla presentazione del progetto preliminare utili per presentare le osservazioni degli enti interessati riguardo alla valutazione dell'impatto ambientale dell'opera. Il 20 maggio è il termine ultimo.
Il progetto preliminare depositato a marzo prevede un costo di quasi due miliardi di euro per 39,1 chilometri di autostrada; per quanto riguarda le stime di traffico, si prevedono tra i 16mila e i 22mila passagi al giorno, poco meno della metà rispetto all'autostrada del Brennero. Il comune di Besenello, dove secondo il progetto preliminare dovrebbe terminare la Valdastico, ha organizzato per martedì prossimo 17 aprile un incontro al teatro parrocchiale, per illustrare ai cittadini il contenuto del progetto e per ribadire la propria contrarietà all'opera.
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giovedì 12 aprile 2012
mercoledì 11 aprile 2012
lunedì 9 aprile 2012
Autostrade. Nazionali, regionali, in ogni caso a pagamento. Sono queste le infrastrutture destinare ad accompagnare il futuro prossimo venturo della Lombardia e dell’Italia?
Così vogliono in molti.
I concessionari, perchè chi ha un’autostrada ha una gallina dalle uova d’oro.
Le Regioni, perchè dalle autostrade regionali cola una percentuale di quelle uova d’oro, utile per lubrificare la macchina politica regionale.
I comuni, perchè facendo un po’ di ammuina riescono ad elemosinare un po’ di compensazioni aggratis.
I petrolieri, perchè sulle autostrade non si viaggia mica in barca a vela.
L’industria dell’auto o quello che ne resta, per la stessa ragione.
L’industria delle grandi costruzioni, perchè sono pur sempre mega appalti.
La ‘ndrangheta e le altre famiglie mafiose, perchè un pezzo di quella filiera è saldamente in mano loro.
I cavatori, perchè serve un gran mucchio di materiali…
Ma a noi, popolo, nuove autostrade servono?
Bè, intanto leggiamo questi dati, per farci un’idea di quanto ci costano:
http://www.altreconomia.it/mailimg/autostrade.html
(l’articolo completo sul numero di marzo de l’Altreconomia)
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Autostrade regionali: Stralciato, per ora, l’articolo 36 dalla Legge “Misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione” No a colate di cemento con la scusa di nuove, inutili, autostrade
“Legambiente esprime grande soddisfazione per lo scampato pericolo. Il Consiglio regionale ha evitato di fare un indebito regalo a banche e grandi operatori speculativi del settore immobiliare, per intrigarli nel business delle autostrade regionali”.
E’ questo il commento dell’associazione ambientalista alla notizia che il voto che si sta svolgendo in merito alla legge Misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione ha stralciato dal provvedimento l’articolo 36 dalla norma in discussione. “Se questo articolo fosse passato – dichiara Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia – si sarebbe fornita una assurda legittimazione istituzionale ad investimenti di natura speculativa, a beneficio dei soliti noti e ai danni di enormi estensioni di suoli agricoli”.
L’articolo di legge, fortemente contestato dall’associazione ambientalista, offriva ai concessionari di future autostrade regionali, come la Broni-Mortara o la Cremona-Mantova, la possibilità di arricchirsi, oltre che con l’esazione della tariffa autostradale, anche divenendo beneficiari di diritti esclusivi per realizzare investimenti immobiliari nei terreni circostanti le infrastrutture autostradali.
Come ulteriore benefit, l’articolo prevedeva la drastica riduzione delle compensazioni ambientali dovute per mitigare gli effetti delle opere.
“Per ora possiamo esultare per lo scampato pericolo, grazie alla battaglia dei Consiglieri in aula, siamo certi che il provvedimento verrà riproposto a breve da Cattaneo in altre forme, ma almeno ora possiamo concentrarci sui punti qualificanti di una legge che deve servire a rilanciare lo sviluppo nella nostra Regione. Vogliamo che il futuro dei lombardi poggi su pilastri di economia vera e sostenibile, e non su speculazioni immobiliari e consumo di suolo”.
Di seguito, la lettera che Legambiente ha inviato a tutti i consiglieri regionali alla vigilia della discussione in aula:
Vi sono molti e fondati motivi per cui tale articolo risulta non pertinente all’oggetto della norma ed inaccettabile sotto il profilo etico e dei fondamentali economici che giustificano la realizzazione di infrastrutture autostradali.
E’ evidente che tale articolo tenta di sanare una situazione che si trascina da decenni e che vede la nostra regione priva di una pianificazione strategica della mobilità, talché le singole opere vengono pianificate e progettate in assenza di una visione complessiva della domanda, di una sua appropriata quantificazione nonché di una qualificazione dei bisogni che dovrebbero motivarne la realizzazione e supportarne i costi: la precarietà e l’indefinizione contrattuale di tutti i project financing in essere trae origine proprio da tale vistosa carenza, che motiva la prudenza dei player chiamati a sostenere investimenti teoricamente molto redditizi, quali sono le concessioni autostradali.
Tuttavia la soluzione proposta è peggiore del male, nel momento in cui estende alle concessioni di autostrade regionali una facoltà, già, ahinoi, prevista (peraltro senza particolare successo, viste le difficoltà del settore immobiliare) per le opere di interesse nazionale concorrente, consistente nel rendere funzionali alla concessione interventi insediativi, per come previsti dall’art. 10 l.r. 15/2008, in aree anche esterne al perimetro di concessione.
Tradotto, significa che, se un’autostrada NON si giustifica in termini di domanda d’uso, allora è facoltà del concessionario prevedere una copertura di costi attraverso qualsivoglia intervento insediativo-immobiliare (la definizione dell’articolo è sufficientemente generica allo scopo) che garantisca un profitto. In questo modo si fornisce una piena copertura istituzionale a investimenti di natura speculativa impostati sulla generazione di una rendita autoreferenziale all’opera: le autostrade non sono più un servizio ad un territorio che esprime un bisogno di mobilità, ma divengono assi dorsali di giganteschi progetti immobiliari, con clausola di esclusività a vantaggio del concessionario, che diviene di fatto il principale attore della pianificazione urbanistica lungo l’intera dorsale interessata dall’opera, sostituendo potestà e competenze degli enti territoriali.
Gli effetti devastanti di una tale facoltà sono facilmente prevedibili per i territori dell’agricoltura lombarda, in termini di progressione del consumo di suolo ben oltre lo stretto necessario a ospitare il sedime dell’opera, e di espansione virtualmente illimitata di fenomeni di sprawl insediativo, secondo un modello dissipativo di territorio e risorse che la nostra Regione da tempo non può più permettersi.
A rendere ancora più inaccettabile la norma vi è poi la previsione circa la riduzione degli oneri compensativi ambientali, che devono risultare compresi tra un massimo del 5 e un minimo dell’1% dei costi complessivi. Premesso che nel resto d’Europa le compensazioni ambientali sono normalmente parte integrante delle opere, con onere nell’ordine del 7% mentre in Lombardia tale onere è ordinariamente molto più basso e, normalmente, irrealizzato (poichè le compensazioni ambientali vengono in genere barattate con altri interventi, per nulla ambientali, nella contrattazione con gli enti locali), è vergognoso che in una legge che parla di sviluppo le opere ambientali vengano concepite come un ostacolo, come se il lavoro delle imprese che realizzano compensazioni ambientali valesse meno di quelle che fanno movimento terra o smaltimento (ci si augura lecito) di inerti.
Ma illogico e perfino grottesco è il sorprendente principio in virtù del quale la compensazione debba venir computata “in misura inversamente proporzionale all’intero costo dell’opera”. Se è del tutto evidente che la prassi dovrebbe essere esattamente opposta, in quanto un’opera ha impatti maggiori quanto più è grande, questo principio è di fatto un incentivo a fare opere più grandi e costose, a prescindere da qualsiasi considerazione di necessità e appropriatezza al bisogno.
Si tratta di un principio che va nella direzione di un’economia speculativa e “superdebitoria”, che non ci sembra corrisponda alle esigenze del momento, e che è stata smentita dalla prassi recente: valga in ciò l’esempio, ormai riportato anche nei manuali accademici, del fallimento annunciato di Brebemi. Opera con costi attualmente stimati (considerando assieme BreBeMi e TEM, di fatto un unico progetto) in quasi 4 miliardi di euro al netto di tutt’ora imprecisati oneri finanziari e che, alla sua origine, era stata concepita per risolvere il nodo di traffico della tratta Milano-Bergamo della A4. Ebbene, quel nodo di traffico si è risolto con la realizzazione della 4a corsia tra Milano e Bergamo, un’opera sicuramente meno costosa della TEM-Brebemi, ma molto più funzionale a risolvere il problema. E Brebemi è rimasta un’opera orfana di senso, e priva di una aspettativa di rientro economico a causa del venir meno (peraltro annunciato da molti analisti) degli importanti flussi di traffico che avrebbero dovuto derivare dallo shift di tracciato.
Per tutto quanto detto, a nome e per conto di Legambiente Lombardia ma interpretando una sensibilità e un’indignazione sempre più diffusa e incalzante, vi invito fortemente a voler STRALCIARE l’intero art. 36 della norma in oggetto, approvando una legge che si concentri sugli aspetti qualificanti che pure sono rintracciabili in alcuni articoli del testo, e che indicano come prospettiva di sviluppo quella di un’economia impostata su chiari indirizzi di efficienza nell’utilizzo delle risorse finanziarie, energetiche, ambientali e territoriali della Lombardia.
Legambiente Lombardia
domenica 8 aprile 2012
sabato 7 aprile 2012
calare il traffico sulla Serenissima AUTOSTRADA. Nel primo trimestre 2012 c'è una contrazione del 5%. Ridotti i flussi sia delle auto che dei mezzi pesanti Schneck: «Questi numeri si spiegano soltanto con il prezzo dei carburanti che si è aggiunto alla crisi»
Perchè l’Italia non ratifica il Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi? Un articolo di Marco Vitale
Dopo che nel maggio 2009 il Senato italiano, su proposta del governo, aveva ratificato la Convenzione delle Alpi con tutti i suoi protocolli, in febbraio la Commissione Affari Esteri della Camera ha stralciato il Protocollo Trasporti dalla ratifica. Anche se la ratifica della Convenzione e dei protocolli poi deve essere votata dalla Camera in seduta plenaria, probabilmente si ripeterà il ricatto della Lega Nord, che è la vera artefice di questo disastro e che con ciò vorrebbe ingraziarsi gli autotrasportatori. Quindi invece di cercare delle soluzioni realistiche e positive alla crisi dell’autotrasporto in direzione di una forte intermodalità, l’unica modalità che verrà accettata dai paesi nostri vicini, che già hanno ratificato Convenzione e Protocolli, e dalla Svizzera, che non ha ratificato la Convenzione ma che aumenterà sempre di più la sua tassa sui camion in transito, il governo si è appiattito sulla strumentale posizione della Lega Nord. A cosa servirà fare nuove autostrade fino al confine se in Austria e negli altri paesi nessuno si sognerà di costruirne il proseguimento? E che soluzione pensano di aver trovato gli autotrasportatori se costruiamo sempre nuove autostrade? Forse per questo le aziende committenti smetteranno di approfittare della concorrenza tra migliaia di piccole società e aumenteranno le tariffe? Le nuove autostrade andranno a vantaggio dei costruttori e dei gestori delle infrastrutture, ma la situazione critica dell’autostrasporto non cambierà.
Su questo tema riprendiamo un chiarissimo articolo dell’economista Marco Vitale sul Corriere della Sera del 18 aprile 2010, intitolato
“Quel localismo irragionevole che ci taglia fuori dall’Europa”.
Due sono i maggiori mali dell’Italia di oggi: la rassegnazione e il fatto che, senza che ce ne rendiamo conto, ci stanno tagliando, ad uno ad uno, tutti i legami con l’Europa. Per avere un esempio del secondo fenomeno, basta prendere in considerazione la Convenzione delle Alpi, un trattato internazionale in vigore dal 1995 che unisce gli otto Paesi dell’arco alpino e l’Unione europea e che ha l’obiettivo di guidare insieme uno sviluppo sostenibile del territorio alpino, nonché la tutela degli interessi economici, sociali, culturali ed ambientali della popolazione. Tra il 1994 ed il 2000 sono stati sottoscritti otto protocolli tematici, in vigore in Germania, Austria, Liechtenstein, Slovenia e Francia. Quattro protocolli sono stati ratificati direttamente dall’Ue. I protocolli sono patti derivanti dalla Convenzione, che regolano materie specifiche. In Italia il processo di ratifica dei protocolli è stato iniziato più volte ma non è mai stato completato a causa dei cambi di legislatura. All’inizio del 2009 l’attuale governo ha proposto la ratifica di tutti i protocolli. Il relativo disegno di legge è stato approvato dal Senato nel maggio 2009 ed è ora al vaglio della Camera. Andando contro la linea del governo, la Lega Nord, su pressione delle associazioni degli autotrasportatori, ha bloccato la ratifica del protocollo trasporti. Alla Commissione esteri della Camera ne è stato votato lo stralcio, festeggiato dal Carroccio come una grande vittoria. Ma c’è poco da festeggiare: perché, ammesso che rappresenti una vittoria degli autotrasportatori (ma vedremo che neanche questo sta in piedi), si tratta di una sconfitta del governo e soprattutto delle popolazioni alpine. Gli ostacoli sollevati dalla Lega alla Camera hanno riguardato in un primo momento la presunta incompatibilità del protocollo trasporti con il diritto comunitario. Ma la stessa Commissione Ue ha smentito l’esistenza di qualsivoglia problema. Il protocollo prende le mosse dall’impatto ambientale del trasporto su strada, nelle Alpi particolarmente grave. La conformazione delle vallate impedisce la dispersione degli inquinanti, che si concentrano sui fondovalle, dove vive la maggior parte della popolazione. In montagna la stessa massa di inquinante è distribuita in un volume d’aria minore rispetto al terreno pianeggiante (poiché le montagne riducono il volume d’aria complessivo). L’emissione di ossidi di azoto lungo una strada con il 5% di pendenza è doppia rispetto a una strada pianeggiante. Infine, per quanto riguarda il rumore, le vallate creano un effetto «anfiteatro», impedendone la dispersione. Il protocollo dei trasporti è la risposta che i Paesi alpini hanno dato a questa emergenza, con l’obiettivo politico di perseguire, per il traffico attraverso le Alpi, «un più consistente trasferimento su rotaia dei trasporti ed in particolare del trasporto merci», mediante la creazione di strutture adeguate e di incentivi conformi al mercato, senza discriminazione sulla base della nazionalità. Le parti si impegnano ad astenersi dalla costruzione di nuove strade di grande comunicazione per il trasporto transalpino (cioè che tocchi due o più Paesi attraversando le Alpi). I progetti stradali di grande comunicazione per il trasporto intralpino (cioè che interessano un solo Paese) possono essere, invece, liberamente realizzati ma devono rispettare delle condizioni di precauzione, sostenibilità ambientale ed economicità. La Lega, facendosi portavoce della Federazione degli autotrasportatori sostiene che, ratificando il protocollo, come hanno fatto altri Paesi, si finirebbe per subordinare delle decisioni nazionali a una regolamentazione europea. Qualcuno dovrebbe spiegare che questa è l’essenza dell’essere parte di una Comunità sovranazionale. Più in particolare, la Lega sostiene che il protocollo non permetterebbe di realizzare l’autostrada «Alemagna», tra Venezia e Monaco attraverso il Cadore. Ciò è vero, ma questa autostrada non potrebbe comunque mai essere realizzata poiché Austria e Germania applicano già il protocollo. Al contrario, il protocollo trasporti non osta affatto a che vengano realizzate infrastrutture stradali per migliorare le reti di trasporto in territorio nazionale, purché si rispettino elementari principi di buon governo. La verità è che emarginandosi dalle scelte degli altri Paesi alpini non solo il Paese Italia ma i suoi autotrasportatori verranno emarginati e danneggiati e perderanno la possibilità di misure di sostegno.
Un altro imbroglio della Lega è sostenere che la Svizzera non ratifica i protocolli della Convenzione delle Alpi e che noi dovremmo comportarci nello stesso modo. La notizia è corretta. Ma non si dice che la Svizzera non è parte della Ue e che facendo come la Svizzera ci comporteremmo, appunto, come un non membro dell’Unione. Ma, ancor più, la Svizzera non è interessata al protocollo trasporti semplicemente perché la sua legislazione in materia è già molto più rigida, tanto che nella Costituzione elvetica si stabilisce che il traffico merci transalpino attraverso la Svizzera deve avvenire per ferrovia.
La Lega sostiene anche che il Protocollo trasporti farebbe gli interessi dei Paesi a Nord delle Alpi. Si tratta di un’altra sciocchezza, come è dimostrato dalla posizione favorevole di Francia e Slovenia. Che cosa resta dunque? Un preclaro esempio di come l’Italia stia tagliando i legami con l’Europa, e venga, di conseguenza, gradualmente ma sistematicamente emarginata senza che la gente se ne accorga. Ma resta anche un preclaro esempio della legge aurea della stupidità umana di Carlo Maria Cipolla: quella esercitata da chi danneggia gli altri senza vantaggio per se stesso. Che a questo si presti la Lega per raccattare voti dagli autotrasportatori è comprensibile ancorché ingiustificabile, soprattutto sotto il profilo dell’interesse delle popolazioni alpine. Che questo comportamento, che va contro tutte le direttive del governo italiano, sia avallato, con il silenzio, da una persona dignitosa e competente come il nostro ministro degli Esteri, è causa di profonda tristezza. Vitale Marco.
venerdì 6 aprile 2012
«La Valdastico? Inutile e dannosa»
Legambiente all'attacco: è incompatibile con l'ecosistema
ROVERETO. La Valdastico Nord? Un'opera inutile che sposterebbe solo i problemi di traffico dalla Valsugana alla valle dell'Adige, con riscio di problemi ben maggiori. Ne è convinto il circolo di Trento di legambiente, che chiede lo stop per «le pressioni per la realizzazione» dell'opera viaria. La quale «è incoerente con la priortà di spostare il trasporto merci su rotaia, perseguita da tutti i governi dell'arco alpino tranne il nostro, che la utilizza però per giustificare la realizzazione di altre discutibili opere; è incoerente con i pieni esistenti di sviluppo del trasporto ferroviario merci sull'asse del Brennero, risultando concorrenziale con l'intermodalità su rotaia: è in contrasto con i dettami della Convenzione delle Alpi, che l'Italia ha sottoscritto, ma di cui il Palramento non ha ratificato i protocolli attuativi per l'evidente sottomissione di alcune parti politiche alle lobby dell'autotrasporto».La Valdastico, obietta Legambiente, è qualcosa «che l'Europa ci chiede di non fare». In alternativa, Legambiente chiede di disincentivare il trasporto su gomma, potenziare la ferrovia della valsugana e ratificare il protocollo trasporti della Convenzione delle Alpi.