La Val d'Astico, una delle più belle e verdi vallate vicentine, rischia di essere deturpata dalla realizzazione del tratto autostradale A31 Valdastico Nord. Quest'opera si caratterizza per un costo di realizzazione stimato in oltre DUE MILIARDI DI EURO (49 milioni di €/km) e flussi di traffico modesti, ma provocherebbe danni ambientali gravissimi e difficili da contenere. Viene proposta e sostenuta solo dalla società che gestisce la A4 Brescia-Padova, per interessi di rinnovo concessione. Interessi solo LORO!
In un ottica di progresso sostenibile e di alternative al trasporto su gomma, è doveroso dire NO ALLA VALDASTICO NORD!

sabato 17 settembre 2011

Deserta la maxi-asta per la "Serenissima"

I CONTI DEL COMUNE. Doppio flop in un solo giorno: le quote dell'autostrada restano senza acquirenti, una sola offerta per gli immobili inseriti nel piano alienazioni
Svanisce la speranza di incassare circa 37 milioni che avrebbero salvato il bilancio dopo i super-tagli Ceduta solo un'ex latteria per appena 27 mila euro
16/09/2011


Ci sono giornate che vanno così. Iniziano con la tavola apparecchiata per una scorpacciata milionaria, due portate che valgono tra i 30 e i 40 milioni di euro. Peccato poi che finiscano con un pugno di briciole. Il Comune aspirava a fare cassa con la cessione delle quote detenute nell'autostrada Serenissima e con la vendita di palazzi, rustici, garage e negozi. I sogni di gloria svaniscono nel giro di poche ore: le due aste sono un flop. Nessuna offerta per la Brescia-Padova (nella foto la sede), una sola per il pacchetto di immobili: il Comune si deve accontentare di una manciata di banconote, i 27 mila euro offerti per un'ex latteria di viale Sant'Agostino. Troppo poco per sperare di dare ossigeno alle casse comunali strozzate dalla Manovra e dal Patto di stabilità.
L'AUTOSTRADA. I riflettori erano puntati sull'asta per la Serenissima. Palazzo Trissino era al secondo tentativo. Due anni fa l'amministrazione Variati si era agganciata al treno della Provincia berica, che si fermò in un binario morto: nulla di fatto. In primavera è maturato il secondo assalto, questa volta in alleanza con il Comune e la Provincia di Padova. In ballo c'era un pacchetto azionario pari al 13 per cento, del valore di 503 euro cadauna. Questo scenario rimane disegnato sulla carta: non ci sono acquirenti, le quote restano nelle mani dei venditori. Il municipio berico conserva quindi il suo 3,87 per cento di quote. Aveva messo sul piatto il 3,5 per cento, accarezzando il sogno di incamerare 30 milioni di euro. Il progetto della giunta Variati era di impiegare le risorse per spegnere vecchi mutui e in questo modo alleggerire la spesa corrente da un lato, generare nuovi investimenti in infrastrutture per la mobilità urbana dall'altro. L'elenco delle opere era lungo: filobus, passerelle pedonali sopraelevate, parcheggi, bretelle. L'assessore al bilancio e ai rapporti con le società partecipate alla vigilia aveva dichiarato: «L'asta della Serenissima può salvare il bilancio comunale dopo i tagli del governo», evitando di toccare tasse e servizi.
PROSPETTIVE. A palazzo Trissino non nascondono la delusione e la sorpresa, alla luce delle manifestazioni di interesse formalizzate prima dell'estate. Una lettera con una nuova manifestazione di interesse sarebbe giunta anche nel pomeriggio di ieri, dopo la chiusura dei termini fissata alle 12. Le strade a questo punto sono due: prorogare l'asta oppure andare a trattativa privata. L'estate tribolata dei crolli in Borsa, le manovre correttive del governo, l'instabilità del quadro economico e finanziario italiano, le incertezze sulla proroga della concessione, potrebbero essere gli elementi che hanno suggerito ai privati di temporeggiare, nella prospettiva che il prezzo possa calare dopo un flop così fragoroso. In serata prendeva anche corpo la tesi in base alla quale l'asta di vicentini e padovani sarebbe arrivata in ritardo rispetto alle cessioni operate da milanesi e bresciani.
GLI IMMOBILI. Gli addetti dell'ufficio protocollo hanno apposto i timbri comunali su una sola offerta anche per l'asta relativa al piano alienazioni 2011, una manovra immobiliare da 7 milioni di euro. La commissione di gara ha preso atto dell'unica candidatura pervenuta per i 12 immobili comunali e i 28 posti auto in vendita. «L'offerta di 27 mila euro presentata da un privato cittadino - si legge nel comunicato ufficiale - riguarda l'ex latteria di viale S. Agostino (24 metri quadrati), il cui prezzo a base d'asta era di 26.400 euro». Restano invendute quelle che ormai appaiono zavorre nel patrimonio comunali, lotti che si trascinano da un'asta all'altra, da alcuni anni, senza incontrare l'interessamento del mercato immobiliare. È il caso dell'ex ufficio del lavoro in via Torino, esposto in vetrina al prezzo di 3,5 milioni, con uno sconto di 500 mila euro rispetto al passato. Nulla da fare, ancora una volta, così come nulla da fare per i rustici di via Carpaneda, vicino a Creazzo: in due valevano un milioncino, campi compresi. Non si esclude la trattativa privata: nel frattempo, il bilancio si lecca le ferite.

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