Rischio idraulico, primato veneto 
Cinque anni di maltempo e cemento
«Ora serve il 37% di opere in più. La situazione peggiora»
VENEZIA Il 
Veneto è la regione a più alto rischio idraulico. Emerge dal dossier 
«Italia sicura », presentato dai Consorzi di bonifica giovedì alla 
Presidenza del Consiglio, nell’ambito dell’incontro organizzato 
dall’Associazione bonifiche e irrigazioni per presentare il Piano 
nazionale sulla riduzione del rischio idrogeologico. Secondo i dati 
presentati dall’Unione veneta bonifiche (Uvb), negli ultimi cinque anni è
 aumentata del 37,5% la necessità di investimenti per rendere sicura la 
nostra regione. I motivi sono tre: «una pervicace scelleratezza 
urbanistica che ha consentito di costruire ovunque, perfino nell’alveo 
dei fiumi, con cementificazioni irresponsabili e causa certa di 
inondazioni, frane, smottamenti ed erosioni», ma anche di aver reso il 
suolo ormai impermeabile, cioè non più in grado di assorbire acqua; lo 
spopolamento della montagna, l’eccessivo consumo del suolo e l’invasiva 
presenza dell’uomo sulle coste; la variabilità climatica, con piogge 
intense e concentrate nello spazio e nel tempo. 
Ovvero: oggi in
 24/48 ore cade lo stesso quantitativo d’acqua un tempo dilazionato in 
una settimana. Ecco perché ora per evitare nuove alluvioni e frane c’è 
bisogno di un 37% di interventi in più. «Nel 2015 i progetti proposti 
per un Veneto idraulicamente sicuro sono 685, traducibili in un 
investimento di 1,7 miliardi di euro (ndr il costo della Valdastico Nord!)  — spiega Giuseppe Romano, 
presidente di Uvb — . Parliamo in prevalenza di misure che non rientrano
 nelle azioni ordinarie sostenute dai privati: si tratta di manutenzioni
 straordinarie delle opere di bonifica, di sistemazione e regolazione 
idrauliche, di ripristino di fenomeni di dissesto idrogeologico. In una 
situazione complicata, che ci mette di fronte ad alluvioni e allagamenti
 sempre più frequenti, i Consorzi di bonifica hanno già inserito nel 
programma di #italiasicura una lista di 105 progetti direttamente 
cantierabili, per un importo di 217 milioni di euro. Progetti che 
riguardano la laminazione delle piene dei vari corsi d’acqua, il 
potenziamento degli impianti idrovori e delle opere idrauliche ». Tra le
 105 opere cantierabili emerge lo scolmatore di piena Limenella 
Fossetta, che garantirà entro il 2017 la difesa idraulica di Padova 
Nord, essendo in grado di sottrarre, in piena, una portata di circa 10 
metri cubi al secondo d’acqua. 
Comporta un investimento di
 18,5 milioni, suddiviso tra Regione, Comune di Padova, Consorzio di 
bonifica Bacchiglione e Stato e «salverà» in particolare i quartieri 
Arcella e Montà. Poi ci sono le opere di laminazione delle piene del 
fiume Agno- Guà, attraverso l’adeguamento dei bacini demaniali di 
Trissino e Tezze di Arzignano. Parliamo di un’opera con una capacità di 
invaso pari a 3,5 milioni di metri cubi, che sorgerà nell’area demaniale
 di 80 ettari delle rotte del Guà a fine 2016 e prevede 15 milioni di 
euro di costo, sostenuto da Regione e Consorzio Alta Pianura Veneta. Per
 Castelfranco invece il Consorzio di bonifica Piave sarà gestore della 
cassa di espansione sul torrente Muson, nei Comuni di Riese Pio X e 
Fonte, che sarà completata entro due anni e avrà una capacità di invaso 
di un milione di metri cubi d’acqua. Spesa: 8,6 milioni a carico della 
Regione. Il Consorzio sta inoltre realizzando due casse di espansione da
 50 mila metri cubi di capacità ciascuna sul Rio Dosson, per 
salvaguardare l’area a sud di Treviso (Preganziol, Quinto di Treviso). 
Il preventivo è di 2,2 milioni di euro. Sono infine in corso i lavori di
 costruzione della cassa d’espansione di Sernaglia della Battaglia (60 
mila metri cubi d’acqua) lungo il torrente Patean, con una spesa di un 
milione di euro. «Gli altri interventi sono il potenziamento di impianti
 idrovori e degli argini, la risagomatura e la ricalibratura di canali e
 corsi d’acqua principali, per aumentarne la capacità di invaso — 
aggiunge Andrea Crestani, direttore della Uvb —. Noi abbiamo chiesto al 
governo i 217 milioni per le 105 opere cantierabili, speriamo di avere 
il piano finanziario per quest’anno, in modo da poter iniziare la 
progettazione nel 2016».
E "noi" insistiamo a devastare il territorio, a cementificare sempre più terreni dissacrando i paesaggi "grazie" ad opere come la Pedemontana, a pensare che la Valdastico Nord sia "innocua" "solo" perchè costruita per la maggior parte in galleria!!
I giornali denunciano una situazione allarmante che ormai non può più essere nascosta o non considerata.
Ma forse, viste le cifre esorbitanti per "mettere in sicurezza" il nostro ambiente e noi stessi.....forse anche questo è un modo per "far girare  e rilanciare l'economia del Veneto"! Qualche politico, industriale, o i facenti parte delle solite lobby arriveranno anche a farsi questo bel pensiero. Stiamone certi!
 
 
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