Giornale di Vicenza - 13/09/13 Zaia inaugura il "grande viadotto sull'Astico"
Pedemontana, via al maxi-ponte - Luca Zaia: «Ora accelerare»
CERIMONIA DI VARO. Consegnato ieri il piano
finanziario per tutta l'opera. Grande viadotto sull'Astico posato in
parte ieri Zaia: «Vorrei la superstrada pronta per il 2016» Ma per la
galleria di Priabona ci vorranno 5 anni
13/09/2013
BREGANZE. Il gigante scivola leggero e lento, 45 metri in
tre ore. Potenza di carrucole e taglie che tirano all'incontrario e
funzionano nel miracolo di spostare in scioltezza 1450 tonnellate di
acciaio su “pattini” di ferro e teflon. Come avviene per le grandi navi,
proprio così, quando vengono fatte scivolare in un piano inclinato su
legno e grasso e accomodate in mare. Solo che qui siamo sospesi tra
terra e cielo, tra Sarcedo e Breganze nell'Alto Vicentino: è la
struttura portante della carreggiata stradale che correrà sopra il fiume
Astico, la prima opera d'arte della Pedemontana Veneta, 94 km da
Montecchio Maggiore a Spresiano, che ha visto il suo varo ieri. Al
confronto il viadotto parallelo sulla nuova Gasparona, che oggi pullula
di traffico e un domani sarà strada secondaria, appare un topolino con i
suoi 7 pilastri di sostegno che visti così oggi sembrano stuzzicadenti.
Il gigante avanza e poco prima delle 11 arriva alla prima mastodontica
pila che, come una spalla sicura, lo sostiene. Bisognerà arrivare a sera
perché il lento cammino, pure in leggera curva, arrivi alla seconda
pila e ai primi 120 metri di strada. Poi uno stop di un paio di mesi per
coprire il nastro su cui correranno i veicoli, due carreggiate per
senso di marcia. E ancora via verso il traguardo, sulla terza e ultima
pila quando il ponte apparirà nella sua luce totale di 180,5 metri, il
secondo viadotto della Pedemontana: il primo di 430 metri sarà quello
previsto sul Brenta, pochi chilometri più a est, dove sono in corso di
realizzazione le fondazioni. L'ing. Giulio Lorenzi, direttore del
cantiere, se la rimira questa opera tutta veneta: costruita a Verona
dalla Scl e assemblata in cantiere, tutta saldata, appena una manciata
di bulloni, acciaio corten, resistente alla corrosione, la ruggine farà
da protezione. Ci sono il governatore Luca Zaia e il commissario
straordinario per l'emergenza Silvano Vernizzi, i vertici del Consorzio
Sis che sta realizzando la superstrada, Matterino e Claudio Dogliani.
Zaia in scarpe da ginnastica blu se la guarda quest'opera d'arte che
rappresenta un punto fermo dell'arteria e gli dà l'occasione di premere
sull'acceleratore. Innanzitutto sui tempi: «Mi auguro che si possa
anticipare la conclusione dell'opera al 2016. Abbiamo già tutto il piano
finanziario definitivo, 2 miliardi e 130 milioni. Vogliamo guadagnare
mesi importanti». A proposito: il fatidico Pef-piano economico
finanziario è stato presentato giusto ieri pomeriggio dal concessionario
alla Regione. Tappa importante sulla strada dei conti definitivi e
soprattutto del riequilibrio finanziario, alla luce soprattutto della
lievitazione di 330 milioni dei costi tra il progetto preliminare e
quello definitivo. È anche vero che il decreto sblocca-cantieri delle
scorse settimane con l'attribuzione di 370 milioni di finanziamento
pubblico alla Pedemontana è stata una manna dal cielo, mentre Dogliani
afferma che la Sis «ha iniettato più denaro, ma avrà anche maggiore
debito». Ora il Pef sarà analizzato prima di approdare in Giunta. Ma
l'ottimismo di Zaia sui tempi di realizzazione non può prescindere dai
tempi tecnici. Punto fermo: i progetti esecutivi vanno approvati entro
la fine del 2013, pena la perdita dei 370 milioni del Governo. Mancano
18 pezzi, gli unici lotti finora approvati sono il tratto
Villaverla-Breganze di 5,7 km e Marostica-Rosà di 8,5 km.
Link_GdV_13/09/13
Corriere del Veneto - 16/09/13 Zaia: "In questo Paese abbiamo bisogno di costruire meno strade e di realizzare più opere di prevenzione idrogeologica"
L'ANNIVERSARIO
Vajont, lo Stato chiede scusa
Il capo della protezione civile e il ministro Orlando a Longarone:
«Una strage che si poteva evitare. Investiamo sulla partecipazione
attiva dei cittadini»
LONGARONE (Belluno) - È stato il
giorno dei «mea culpa» dello Stato, a Longarone, dove domenica si sono
raccolti quasi 5 mila volontari di protezione civile, vigili del fuoco
ed altre associazioni, assieme ai soccorritori dell'alba del 9 ottobre
1963 ed ai familiari delle vittime. A chiedere scusa a nome della
nazione sono stati, sul palco del Palasport, a portata ottica dalla diga
del disastro, prima il capo del dipartimento della protezione civile,
Franco Gabrielli, e poi il ministro per l'ambiente, Andrea Orlando.
«Come rappresentante di un pezzo di Stato, la cui mission è la
salvaguardia e la cura delle persone - ha detto Gabrielli - vi chiedo
scusa». «Trascorrendo qui questi giorni - ha aggiunto - ho percepito
come quella tragedia sia ancora una ferita molto aperta, come ci sia
ancora una rabbia sorda, un lutto non ancora elaborato anche perchè
nessuno ha aiutato queste persone ad elaborarlo».
Di energia anche maggiore sono
poi state le parole di Orlando, che ha anticipato di sentirsi in debito
per non essere stato prima a Longarone «non da ministro ma da cittadino
italiano». «Luoghi come questi - ha detto - dovrebbero essere le tappe
fondamentali per un pellegrinaggio di costruzione della memoria e di
religione civile. L'onere di rappresentare il governo qui è un molto
grande perchè ho l'obbligo di assumermi colpe e responsabilità che, per
generazione, non mi appartengono ma che non possono essere dimenticate».
«Bisogna chiedere scusa ai cittadini - ha proseguito Orlando - e questo
lo Stato lo deve fare per il presente e per ogni volta che abbandona
una persona. Per tutte le volte che non sa dire 'ci sonò di fronte ad un
pericolo. E per quando ha permesso che gli anni aggiungessero l'oblio o
il travisamento della verità. E poi per le parole non dette o
sbagliate, che si sono continuate a pronunciare».
Il ministro è andato oltre
aggiungendo che la consapevolezza dei rischi connessi all'instabilità
idrogeologica del Paese «non sono migliori rispetto a 50 anni fa».
«Possiamo vantare una maggiore padronanza della tecnica, ma non dobbiamo
mai abbassare la guardia e a tenere alta la guardia sono sempre le
popolazioni locali. Le resistenze delle popolazioni e dei comitati non
si possono sempre liquidare come localismi dei no, ci sono esperienze di
chi vive nei luoghi che meritano altrettanto rispetto delle perizie
tecniche. Le famiglie del Vajont si opposero e denunciarono per tempo
ciò che già si sapeva e si poteva evitare». Rilevando, infine, che con
un « investimento sulla partecipazione attiva si può costruire un
rapporto positivo fra politica e cittadini». Tema, quest'ultimo, non
disgiunto da quello dello sbilanciamento di investimenti pubblici a
favore di infrastrutture piuttosto che ad opere di prevenzione e che è
stato sottolineato dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. «
In
questo Paese abbiamo bisogno di costruire meno strade e di realizzare
più opere di prevenzione idrogeologica». «
La vera sfida di civiltà per
un territorio è quella di mettere in sicurezza i propri cittadini. Credo
non sia facile districarsi a Roma su queste partite - ha concluso Zaia,
rivolto ad Orlando - ma noi crediamo che il dissesto idrogeologico sia
la vera partita da giocare». (Ansa)
Regione Veneto - Comunicato stampa n. 1688
50° VAJONT. LUCA ZAIA: PENSARE MENO ALLE STRADE E DI PIÙ AL DISSESTO IDROGEOLOGICO, CHE È LA VERA SFIDA PER I NOSTRI TERRITORI
Comunicato stampa N° 1688 del 16/09/2013

(AVN) – Longarone (Belluno), 15 settembre 2013
“
In
questo Paese varrebbe la pena di pensare a costruire un po' meno strade
e di più al dissesto idrogeologico, che è la vera sfida che noi
abbiamo”. Lo ha affermato oggi il presidente del Veneto Luca Zaia,
intervenendo a Longarone alla manifestazione dedicata ai soccorritori
del Vajot, organizzata nel 50° anniversario della tragedia che costò
circa 2 mila vittime e un paese in gran parte spazzato nel nulla. Alla
celebrazione sono intervenuti tra gli altri anche il ministro
dell'ambiente Andrea Orlando, la presidente del Friuli Venezia Giulia
Debora Serrachiani, il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, il
sindaco di Logarone Roberto Padrin con i primi cittadini degli altri
comuni colpiti dal disastro e di tutta l'area del bellunese e
pordenonese, ma soprattutto i protagonisti dei primi soccorsi di allora:
Forze Armate, Vigili del Fuoco e volontari da ogni parte d'Italia e i
loro eredi di oggi, che costituiscono un sistema di Protezione Civile
tra i più efficienti al mondo.
“Il Vajont è l'embrione di quella che
è poi diventata la grande Protezione Civile”, ha ricordato Zaia, che ha
voluto dedicare un applauso ai volontari. “In Veneto abbiamo un
esercito di 18 mila persone – ha aggiunto – che quotidianamente lavora
gratis per la comunità: questo è il grande valore che noi abbiamo.
Quando c'è necessità, un'emergenza, oggi la macchia scatta
automaticamente”.
“La necessità di prevenire e intervenire contro il
dissesto idrogeologico – ha poi affermato Zaia – è la nostra versa
sfida. L'abbiamo vissuto con l'alluvione del 2010 che ha colpito
direttamente oltre 200 comuni, 10 mila famiglie con l'acqua in casa, 3
mila imprese danneggiate. E poiché la vera sfida per un territorio è
quella di mettere in sicurezza dei cittadini – ha concluso il presidente
rivolgendosi al ministro Orlando – se vuoi fare una battaglia per la
sicurezza idrogeologica e trovare i soldi che servono, siamo al tuo
fianco”.
Zaia a Breganze il 12/9: "Premere sull'acceleratore della Strada Pedemontana"
Zaia a Longarone il 15/9: "In questo Paese varrebbe la pena di pensare a costruire un po' meno strade"
Zaia, un uomo per tutte le stagioni:
astemio con gli astemi,
barcollante con gli amici del prosecco. L'importante è parlare.