Incontro
presso la torre e la cappella di S. Barbara a Sarcedo ai confini con il
territorio di Montecchio Precalcino, luogo simbolo del paesaggio
dell'alta pianura vicentina, costeggiato da una roggia e da opere di
presa abbandonate.
Qui
la profonda modifica del paesaggio pedemontano può essere apprezzata
meglio, caratterizzata da una profonda incisione sul terreno predisposta
all'asfaltatura e l'accumulo di enormi montagne di ghiaia fuori scala
rispetto a qualunque altra cosa presente nel paesaggio: alberi secolari,
caseggiati, perfino la torre di S. Barbara sembrano piccoli.
Al''ombra
della torre è arrivato don Bizzotto, all'ottavo giorno di digiuno,
deciso a portare il suo sacrificio contro lo scempio di territorio
ovunque la gente si muova con le stesse sue intenzioni.
E'
rimasto stupito dal clamore del suo gesto, molte persone l'hanno
contattato, altri sono andati a trovarlo, più persone che istituzioni,
più cittadini che amministratori.
Ma
al settimo giorno del suo digiuno l'assenza degli amministratori del
territorio (i primi a essere chiamati in causa dalla protesta di don
Albino) è finita:
“la Sindaco di Marano Vicentino sig.ra Piera Moro, già passata nei giorni precedenti a esprimermi la sua partecipazione, mi ha comunicato una decisione che non si ferma alla solidarietà alla mia persona, ma è rivolta ai problemi ambientali a livello territoriale. La sua idea è continuare l’iniziativa da me intrapresa, digiunando per 10 giorni, assieme all’intera Giunta Comunale”.(http://www.beati.org/ vedi anche http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2013/22-agosto-2013/giunta-comunale-don-bizzotto-pronti-sostituirlo-digiuno-2222720202855.shtml)
Don Albino ha apprezzato tale impegno e ne ha parlato in termini entusiastici, proponendo che la staffetta del digiuno possa contagiare altri volontari.
Era presente l'europarlamentare on. Andrea Zanoni che ha parlato a lungo dei problemi del territorio veneto e delle iniziative legislative dell'Europa.
Il prof. Tamino ha
spiegato che il terreno agricolo mondiale è sufficiente per nutrire 7
miliardi di persone, ma se continuiamo a distruggerlo e a fare scelte
non sostenibili, tale assunto non sarà più vero: oggi i campi vengono
coltivati non per produrre cibo per le persone, ma per gli animali che
ciberanno le persone e questo comporta una resa pari al 10% cioè serve
una superficie dieci volte maggiore per nutrire un animale che sfamerà
una persona. Se a queste scelte sconsiderate aggiungiamo che oggi la
terra è coltivata per nutrire le macchine (biodiesel) allora non ci sono
speranze senza un'inversione di rotta.
La video intervista è continuata e la parola è passata da uno all'altro, era presente Italia Nostra di
Vicenza che ha deciso che non può più occuparsi dei singoli monumenti
trascurando le profonde modifiche al paesaggio che stanno intervenendo.
Ha parlato l'arch. Follesa che ben conosce il progetto della Strada Pedemontana per averne messo in luce gli aspetti di illegittimità e di illogicità.
Hanno parlato i vari comitati contro la Pedemontana che venivano da Breganze, Montecchio, Maggiore, Montecchio Precalcino, ecc.
Ha parlato anche il Comitato NO Valdastico Nord che ha consegnato una lettera a Don Albino.
La più originale è stata Irma,
che ha consegnato a don Bizzotto un infuso di sambuco confezionato con i
frutti e l'acqua della val di Posina, il tutto accompagnato da un suo
scritto.
La
visita ai cantieri ha mostrato quanto profonde e vaste siano le
trasformazioni portate dai cantieri. Per uno spazio larghissimo le
attività agricole sono cessate, interrotte da scavi, deviazioni
dell'alveo del torrente, opere in c.a. mastodontiche, strade di
cantiere, ecc.
Ha
stupito che, di fronte alla vastità dei cantieri in tutto il pomeriggio
abbiamo incontrato solo 4 addetti e decine di macchinari (pochi anche
considerando il periodo). I cantieri moderni comportano trasformazioni
territoriali profonde, ma a fronte di questo, occupano meno manodopera
che in una fabbrica artigiana. Fino ad oggi i posti di lavoro certi sono
quelli che si sono persi nell'agricoltura, quelli con l'impiego
temporaneo di manodopera nei cantieri sono molti di meno, nonostante
Zaia abbia parlato di 2000 operai nella costruzione della Pedemontana,
prendendo evidentemente un granchio colossale.
Qui sotto le foto del sopralluogo
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