Il favore alle autostrade contenuto
nel decreto Milleproroghe
Altri sei mesi di tempo per le concessioni. E arriva anche la richiesta di aumentare i pedaggi
(Fotogramma)
Dunque
ci risiamo. Puntuale e inesorabile come l’alternarsi delle stagioni, le
fasi lunari e i cicli della vita, anche quest’anno è arrivata la
richiesta di aumentare i pedaggi autostradali. Una richiesta che finora
nessun governo, di destra o di sinistra, ha mai potuto rifiutare.
Plastica dimostrazione del potere della lobby dei concessionari,
incarnata dalla figura imponente del capo della loro associazione
Aiscat, il vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona, ex presidente
margheritino della Provincia di Alessandria. E possiamo scommettere che
neppure nel 2015, sulle autostrade, si cambierà verso.
Di più. Con il consueto decreto Milleproroghe approvato dal
consiglio dei ministri la sera del 24 dicembre, i concessionari hanno
avuto anche un regalino di Natale. Vale a dire altri sei mesi di tempo,
fino al 30 giugno prossimo, per mettere a punto le proposte di
integrazione fra diverse tratte che offrirebbe loro, come previsto da
una contestatissima norma del cosiddetto Sblocca-Italia, la possibilità
di prorogare automaticamente e senza gara le concessioni a fronte di una
promessa di nuovi investimenti. Conseguentemente, anche il termine per i
nuovi piani finanziari slitta al 31 dicembre 2015. La ragione?
Evidentemente c’è bisogno di più tempo per far digerire l’operazione,
che favorirebbe soprattutto il gruppo Gavio, le Autovie Venete e
l’Autobrennero, alla Commissione europea. Dove non è un mistero che ci
sia una certa riluttanza a mandar giù norme poco profumate di
concorrenza.
Come appunto questa, che ha già incassato il giudizio fortemente negativo della nostra Autorità dei trasporti presieduta da Andrea Camanzi. Naturalmente, per ciò che può valere: poco o nulla. E qui è d’obbligo ricordare un altro regalino prenatalizio che il governo, in quel caso targato Monti, aveva già fatto ai medesimi concessionari nel dicembre 2011. Perché la norma del Salva-Italia che istituì l’authority fece decorrere (guarda caso) la competenza sulle tariffe autostradali a partire dalle concessioni future. Quindi, se scatteranno anche le proroghe automatiche senza gara previste dallo Sblocca-Italia renziano, campa cavallo. Con il risultato che quando si parla di autostrade Camanzi è ancora di fatto completamente esautorato.
Come appunto questa, che ha già incassato il giudizio fortemente negativo della nostra Autorità dei trasporti presieduta da Andrea Camanzi. Naturalmente, per ciò che può valere: poco o nulla. E qui è d’obbligo ricordare un altro regalino prenatalizio che il governo, in quel caso targato Monti, aveva già fatto ai medesimi concessionari nel dicembre 2011. Perché la norma del Salva-Italia che istituì l’authority fece decorrere (guarda caso) la competenza sulle tariffe autostradali a partire dalle concessioni future. Quindi, se scatteranno anche le proroghe automatiche senza gara previste dallo Sblocca-Italia renziano, campa cavallo. Con il risultato che quando si parla di autostrade Camanzi è ancora di fatto completamente esautorato.
Il che contribuisce a spiegare perché ogni anno i pedaggi salgono,
e salgono, e salgono. Dal 1999, anno della privatizzazione della
concessionaria statale, e fino al 2013, i prezzi sono cresciuti del
65,9% a fronte di una inflazione del 37,4%. Conseguenza di un sistema
assurdo tutto favorevole ai concessionari, ai quali consente di
scaricare sulle tariffe anche gli extracosti di opere e investimenti
anche se procedono al passo della lumaca. Il tutto sotto lo sguardo mai
arcigno del governo di turno. Nel 2014, a fronte della richiesta di
aumenti medi del 4,8 %, il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi
ha concesso «solo» il 3,9%: appena due volte e mezzo l’inflazione
programmata. Esultando per il risparmio (se un mancato rincaro si può
definire risparmio...) «di 50 milioni» in favore de agli automobilisti
senza però poter dire di quanto i profitti delle concessionarie
sarebbero cresciuti. Peccato poi che quel tasso programmato, cioè
l’1,5%, si sia rivelato ben superiore a quello reale. Ora l’inflazione
annua è allo 0,2 %: venti volte inferiore all’aumento medio concesso dal
governo .
E siamo al nuovo round. Ovvero, gli aumenti richiesti per
il 2015. Rosario Trefiletti di Federconsumatori e l’ex senatore Elio
Lannutti (Adusbef) affermano scandalizzati che i concessionari
pretenderebbero stavolta aumenti fino al 9%. Il top, a quanto pare, per
l’autostrada Roma-Pescara di cui è concessionario il costruttore
abruzzese Carlo Toto, consigliere Aiscat. Tanto da far imbestialire il
sindaco dell’Aquila Massimo Cialente: «Gli ennesimi aumenti
sull’autostrada sono una vergogna, è ora di dire basta». Per tutta
risposta Lupi dice che il governo, irremovibile, non è disposto a
concedere aumenti superiori al famoso tasso programmato: ancora l’1,5%.
Ovvero, almeno sette volte l’inflazione reale.
Questa volta le ragioni dei concessionari sarebbero anche nel calo del traffico causato dalla crisi economica. Meno auto, meno incassi, meno profitti: dunque se ne facciano carico gli utenti. Ai quali però si dovrebbe pure spiegare come mai quando il traffico invece aumentava, gli incassi salivano e i profitti volavano, le tariffe aumentavano lo stesso .
Questa volta le ragioni dei concessionari sarebbero anche nel calo del traffico causato dalla crisi economica. Meno auto, meno incassi, meno profitti: dunque se ne facciano carico gli utenti. Ai quali però si dovrebbe pure spiegare come mai quando il traffico invece aumentava, gli incassi salivano e i profitti volavano, le tariffe aumentavano lo stesso .
Link_CorrieredellaSera_27/12/14
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