Apprendiamo
dal GdV che il Sindaco di Valdastico ha sporto denuncia contro ignoti
per le scritte contro la Valdastico Nord apparse sul ponte di
Pedescala, motivando questa decisione con la rilevanza del danno,
"economico e simbolico", che a causa di codeste scritte su
un manufatto, ritenuto di valore storico, il Comune e la cittadinanza
sarebbero chiamati a patire.
Solo
incidentalmente rileviamo, in didascalia alla foto, che - forse per
contiguità - anche al muro di sassi costruito nel 2012 è stata
assegnata la qualifica di "storico".
Tutto
sommato, infatti, quello che vogliamo ritenere un refuso
giornalistico, e non certo una forzatura dettata dalla volontà di
criminalizzare un movimento di opinione e lotta riducendolo ad
un'accozzaglia di vandali imbrattamuri, ci invita a riflettere sul
significato del valore storico attribuito agli oggetti inanimati.
Che
sono, e non può essere altrimenti, preziosi in quanto testimoniano
di un passato che attraverso di essi ci parli, ci racconti la storia,
anzi le storie dei luoghi, delle persone, delle contraddizioni, delle
lotte, delle cadute e delle rinascite. Che ci ricordi che siamo -
noi che viviamo nel presente - il prodotto delle scelte virtuose o
scellerate fatte nel passato, perchè questa consapevolezza ci sia di
monito e ispirazione nel progettare il futuro di chi verrà.
Il
ponte di Pedescala ne ha viste, e ne può raccontare, tante. E' nato
per le necessità e grazie all'operosità di una comunità agricola,
nella sua prima versione in ferro è stato fatto saltare durante la
Grande Guerra, poi ricostruito nel 1922. Dal allora, è stato muto
testimone di emigrazioni e ritorni, degli orrori della seconda
guerra, della lenta e difficile rinascita morale e identitaria di una
valle, del boom economico e della sua fine, del paziente lavoro
quotidiano di chi oggi come ieri, vive nella e della valle,
ricavandosi in essa e da essa il proprio habitat, reddito, futuro.
Questa
comunità, queste persone, sono oggi poste di fronte all'imminenza
dell'evento più decisivo e impattante mai accaduto alla Valle in
migliaia di anni, che cambierà irreversibilmente la morfologia del
territorio, la qualità dell'aria, l'idrografia della vallata.
Ne
siamo convinti e lo ribadiamo, questa trasformazione non porterà nè
sviluppo nè vita; guadagni per qualcuno e le briciole dalla tavola
per alcuni, può darsi. Per la valle, una perdita irrimediabile in
termini di salute, salubrità, cultura dei luoghi e del paesaggio,
pratiche di sviluppo sostenibile, compatibile e rispettoso
dell'ambiente naturale. Per tutti, un danno erariale di proporzioni
bibliche.
Questa,
certo, è un'opinione, la nostra, suffragata da decenni di studi,
perizie, calcoli economici svolti da soggetti imparziali e non in
conflitto di interessi rispetto alla realizzazione dell'opera, ma pur
sempre un'opinione.
L'opinione
che a questa comunità, a queste persone, non è mai stata chiesta da
nessuno.
Perchè
chi doveva garantire alla democrazia gli spazi per realizzarsi non lo
ha fatto, preferendo alimentare quella cultura della testa bassa che
spesso costituisce l'unica arma di difesa dei sudditi, ma che in
questo caso, come nel caso della Pedemontana, dei rifiuti tossici
sotto la Valdastico Sud, dei Pfas, del Mose, della Tav e di tutto
l'elenco delle grandi male opere, non basterà a salvarli nè a
tutelarli.
Quello
che succede poi è prevedibile: il dissenso non si può
addomesticare, prima o poi trova le sue strade e i suoi luoghi per
esprimersi. E quando questo accade, quando la volontà popolare viene
ignorata, manipolata e silenziata, inevitabilmente accadono delle
scollature. Nelle relazioni, tra rappresentanti e rappresentati. Nel
giudizio sulle azioni, tra ciò che è legale e ciò che è giusto.
Per
questo motivo, noi Comunità Salviamo la Val d'Astico non prenderemo
le distanze dal gesto di chi ha espresso il suo dissenso con una
bomboletta su un muro; perchè di fronte a quello che riteniamo un
grido di pericolo, di indignazione, di giusta ribellione
all'imposizione, per quanto qualcuno se ne senta infastidito e questo
ci dispiace, non ce la sentiamo di condannare il grido ignorando,
come altri colpevolmente fanno, il pericolo.
26
maggio 2016
Comunità
Salviamo la Valdastico
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